Prodi “s’innamora” di Ursula: «In suo nome facciamo il governo con i 5 Stelle»

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La parolina magica è Ursula. La pronunci ed è possibile fare l’accordo con i Cinquestelle. Romano Prodi torna in cattedra. Pontifica e dà consigli. Le elezioni, anche se non vanno considerate una “patologia”, sono l’”ultima ratio”. In un commento in prima pagina sul Messaggero, scrive che bisogna fare il possibile per evitarle, preparando «le basi di una maggioranza costruita attorno a un progetto di lunga durata, sottoscritto in modo preciso da tutti i componenti della coalizione. È un compito difficilissimo ma non impossibile». Anche per l’ex premier e commissario Ue la base di una nuova coalizione potrebbe essere quella che ha votato per l’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Prodi elenca i punti programmatici di un possibile contratto di governo: Europa, «la riorganizzazione degli strumenti necessari per la ripresa economica», difesa dei diritti civili e sociali (welfare, scuola, sanità); politiche dell’immigrazione concertate con la Ue.
Prodi: «La crisi ha risvegliato l’attenzione per la politica»

«Non sarà certo facile – ammette Prodi – trovare l’unità necessaria per definire questo programma fra partiti che si sono tra di loro azzuffati per l’intera durata del governo e che hanno perfino un diverso concetto del ruolo delle istituzioni nella vita del Paese (…) In genere, in questi casi, si deve pensare a qualcosa che possa perlomeno potersi paragonare a un congresso di partito». «Non ho la minima idea di come possa svolgersi un congresso dei 5Stelle – continua Prodi – perché sono cresciuto con la convinzione che per confrontarsi sia necessario almeno guardarsi in faccia, ma ho un’idea ben chiara sulla necessità di aprire un dibattito nell’ambito del Pd così che la posizione prevalente possa portare avanti in modo credibile e fermo le decisioni prese, senza che esse vengano continuamente messe in discussione anche ponendo sul tavolo ipotesi di scissione». «Un dibattito ancora più necessario per preparare una posizione unitaria sul grande problema delle autonomie che non possono essere lasciate all’iniziativa di alcune Regioni ma che debbono coinvolgere prima gli italiani e necessariamente tutti gli italiani come veri protagonisti. Mi sto accorgendo infatti che questa incomprensibile crisi, insieme a tutte le preoccupazioni e le paure che suscita, sta risvegliando in tutto il Paese un’attenzione alla politica che sembrava ormai appartenere al passato».             fonte https://www.secoloditalia.it/