QUANDO IL COSTO DEI FARMACI UCCIDE

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di Mario GIORDANO

Alec Smith-Holt. A qualcuno di voi suggerisce qualcosa questo nome? Probabilmente no. E Invece dovremmo tenerlo fisso in mente. Dovremmo cercare di non dimenticare il volto di questo ragazzone, ventiseienne di Minneapolis, che non c’è più. Nelle foto ricordo sorride infagottato in una felpa grigia accanto a sua mamma. E’ stata quest’ultima, nei primi giorni di gennaio 2019, ad andare in diretta tv alla Cbs per denunciare: mio figlio diabetico è morto perchè non poteva permettersi l’insulina. Fate attenzione: Alec non era un povero. Non era un disoccupato. Non era uno sbandato. Tutt’altro. Lavorava in un ristorante, aveva uno stipendio fisso e dignitoso, ma avendo compiuto i 26 anni non era più coperto dall’assicurazione della madre. Una personale non poteva permettersela. E così l’insulina avrebbe dovuto pagarsela di tasca sua. Il problema è che il prezzo dell’insulina negli Stati Uniti è ormai andato fuori controllo. Alec per procurarsi il farmaco avrebbe dovuto spendere 1300 dollari al mese. Infattibile. Ha cominciato a razionarsela. Non aveva altra scelta. E’ morto nel giro di poche settimane. In Italia non può succedere, certo. Non ancora almeno. Abbiamo il servizio Sanitario Nazionale, che seppur sempre più barcollante ci garantisce meglio rispetto al sistema americano fondato sulle assicurazioni private. Ma bisogna partire da qui, dal nome e dal volto di Alec, per capire che il problema del prezzo dei farmacio non può lasciare indifferente nessuno di noi. Com’è possibile, infatti, che l’insulina, un farmaco così comune, non certo innovativo, brevettato quasi cent’anni fa (1923), una sostanza che non richiede test sperimentali nè ulteriori investimenti per la ricerca, abbia visto il suo prezzo triplicare in dieci anni? Com’è successo? Per quale motivo? E’ sempre la stessa insulina. Sempre lo stesso prodotto. Perchè ora costa tre volte di più rispetto a dieci anni fa? E perchè gli  Stati Uniti ogni fiala da 10 ml costa 270/290 dollari mentre basta passare il confine del vicino Canada per trovarla a 30 dollari? chi specula? E con che coraggio? Le tre case farmaceutiche che producono l’insulina (l’americana Ely Lilly, la francese Sanofi e la danese Novo Nordisk) si difendono. Dicono che il prezzo non si può abbassare senza causare uno “sconquasso del sistema sanitario americano” e scaricano la colpa sulle assicurazioni. Ma il tema è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico degli Stati Uniti: si può essere uccisi dal costo dei farmaci? Si può morire perchè non si hanno soldi per comprarsi le medicine? I diabetici degli States sono oltre sette milioni. Un quarto di loro avrebbe già iniziato a razionarsi l’insulina. Altri organizzano carovane per andare ad acquistarla in Canada dove per l’appunto costa dieci volte meno. Su una di queste è salito anche il leader democratico Bernie Sanders, che ha chiesto indagini “sulla collusione tra case farmaceutiche”. “Dobbiamo mandare in carcere questa gente se scopriamo che si mettono d’accordo sul prezzo” ha affermato. E il sospetto va detto che non è partito solo da lui. Nel maggio 2019, 44 Stati americani hanno denunciato 20 case farmaceutiche colpevoli, a loro dire, di aver gonfiato i prezzi dei farmaci generici fino al 1000 per cento. Tra le aziende coinvolte ci sarebbe la Teva Pharmaceutical, la più grande produttrice mondiale di farmaci equivalenti, la quale ovviamente nega ogni responsabilità assicurando che dimostrerà la sua innocenza. I governatori dei 44 Stati Americani però sono decisi: “Quella delle aziende farmaceutiche è una delle più eclatanti e dannose cospirazioni della storia degli Stati Uniti” hanno scritto nell’atto di citazione. E il governatore del Nevada, Steve Sisolak, in una nota ha aggiunto che “il livello dell’avidità raggiunto dalle case farmaceutiche è vergognoso ed irragionevole”. Anche se il sistema sanitario italiano è lontano anni luce da quello americano, il dubbio ci viene lo stesso: se davvero le aziende farmaceutiche sono in grado di mettere in atto la più grande cospirazione della storia degli Stati Uniti, è possibile che poi, quando vengono in Italia, si comportino da buoni samaritani? Se davvero oltre Atlantico raggiungono “livelli di avidità vergognosi”, è possibile che passando lo stretto di Gibilterra si riscoprano generosi con Don Bosco?… Ho qualche dubbio. E credo che ne avrete anche voi leggendo il mio libro “SCIACALLI”.