QUANDO L’INGIUSTIZIA DIVENTA LEGGE, LA RESISTENZA E’ UN DOVERE

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Si sono appena spenti i riflettori sulla vicenda di Carola Rackete, che pur di salvare 42 vite umane ha deciso di disobbedire a un decreto ingiusto (ed evidentemente illegittimo), che se ne accendono altri sui manifestanti delle manifestazioni contro il G7 di Venaria di due anni fa.

Un’operazione costosa in termini di uomini e mezzi, che ha messo in rete la procura di Torino (già famosa per aver chiesto la sorveglianza speciale per chi, come Lorenzo Orsetti, ha combattuto in Siria contro l’Isis), e le questure di Roma, Firenze, Modena, Bari e Venezia, per comminare 7 arresti domiciliari e 10 obblighi di firma.

Le accuse: aver partecipato a delle manifestazioni contro il G7 di Venaria, incentrato sul tema della manifattura e del lavoro, ultimo colpo di coda del governo Gentiloni (o meglio del Governo Renzi bis), quello che in tema di lavoro si era posto in continuità con la precarizzazione selvaggia messa in atto da Poletti (ministro del lavoro di quel governo) e del bulletto di Rignano.

Certamente un’operazione propritaria nel paese della corruzione e dell’evasione fiscale da 130 miliardi.

Come scrive Contropiano.org, “ci sono persone a cui non vengono neanche contestate singole “condotte delittuose” ma che “con la loro semplice presenza” fungerebbero “da avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando i materiali esecutori”. Alcuni compagni sono accusati così di “concorso morale” semplicemente per essere stati presenti in un corteo in cui ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, ad altri viene contestato l’aver parlato con qualcuno che poi qualche minuto dopo sarebbe stato riconosciuto nel tentativo di sfondare un cordone di polizia, altri ancora non si capisce bene dove dovrebbero mettersi visto che quando si trovano “nelle retrovie” lo fanno per svolgere “un’opera di supervisione e controllo”, quando invece sono davanti si trovano lì “a mo di incitamento e garanzia”.

Si tratta evidentemente dell’ennesima manovra tra il repressivo e il propagandistico, che prova a intimidire persone attraverso un utilizzo allegro delle misure cautelari – comminate, ricordiamolo, in assenza di processo -, che demanda all’ordine pubblico e agli apparati polizieschi la gestione di un malessere sociale presente nelle classi popolari, in una generazione senza futuro, i cui responsabili politici siedevano comodamente nella zona rossa di quel maledetto G7.

Piena solidarietà ai/alle manifestanti colpiti dalle misure cautelari, in particolare ad Antonio e al Tondo, entrambi di Firenze.