Quando muoiono 700 persone in dieci mesi sul lavoro non siamo davanti a un fatto ordinario

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Siamo davanti a una guerra.
Quando a Terracina i caporali sparano sui migranti che lavorano nei campi non abbiamo a che far soltanto a dei criminali.
Ma a una concezione dei rapporti sociali simile all’Alabama di 150 anni fa.
La verità è che il lavoro non conta più nulla.
E la colpa non è del cinismo dei datori di lavoro o della bestialità di moderni schiavisti.
La responsabilità è di chi ha immaginato e voluto una deregulation assoluta del mercato del lavoro.
Di chi ha pensato che i diritti e la protezione sindacale fossero un intralcio alla crescita e allo sviluppo.
Si deve rilanciare una politica di tutele che non puo’ non rivedere profondamente i tragici errori compiuti dal Pd nel riformare lo statuto dei lavoratori.
Bisogna agire contro la precarietà ovunque essa si annidi.
Perché il lavoro ridotto a merce vile è una questione di dignità ma anche di sicurezza.
Ci vuole un decreto che nell’immediato intervenga per arginare un fenomeno che è strutturale.
Costruito con le parti sociali come stanno facendo i Ministri Catalfo e Speranza.
Su questo si misurerà la sfida del Governo.
Si vince o si perde sulla sicurezza del lavoro.