Quella prolifica e volgare sottocultura sessista

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Qualche giorno fa un professore ha pubblicato su Facebook un post nel quale, sopra le fotografie di Kamala Harris e di Joe Biden, c’è scritto in inglese: “Sarà un’ispirazione per le giovani ragazze, dimostrando che se vai a letto con l’uomo giusto, potente e ben ammanicato, anche tu puoi essere il secondo violino di uomo con demenza.”

Ha suscitato le giuste reazioni in rete: il post è stato giudicato indegno, sessista, lesivo della dignità delle donne e l’autore è stato messo in qualche modo sotto accusa.

Effettivamente il post rientra in quella tutt’ora prolifica sottocultura, volgare e sessista, che, in un caso come questo, insudicia l’immagine pubblica e privata della donna. E’ anche probabile che la risonanza sia dovuta al fatto che la donna coinvolta, Kamala Harris, è una persona che si prepara, grazie ai suoi meriti, ad assumere una carica importante al servizio del suo paese; ma la stessa indignazione dovrebbe riguardare anche casi in cui la donna è una donna qualsiasi.

Un’attitudine antica, un maschilismo deteriore difficile da sradicare.

Mi pare però che i critici, e il professore stesso, abbiano perso di vista un altro aspetto della spiacevole vicenda richiamata in quel post: in esso l’autore, forse involontariamente, accusa il capo del più potente Stato della terra di compensare i supposti favori ottenuti da una giovane signora affidandole una cosa che in realtà non appartiene a lui: una importante carica pubblica. Un’accusa pesante.

E’ noto che simili comportamenti dei potenti non sono una novità. Li ritroviamo perfino in alcuni Papi del Rinascimento. I potenti di ogni tempo hanno usato il loro potere in modo improprio e arbitrario in moltissime occasioni. Questa non è certo un’attenuante.

L’attenzione dedicata sia dall’autore, sia dai suoi critici, solo al “se vai a letto con l’uomo giusto ….” probabilmente è dovuta al fatto che questo è l’aspetto emotivamente più coinvolgente, tale da lasciare in ombra l’arbitrio politico.

Conoscevo questo professore quando era un ragazzino, vivace, intelligente; è figlio dei miei più cari amici, mancati anni fa. Con sua sorella mi accompagnava alla stazione quando, a Roma, andavo a trovarli. Mi pare impossibile che ora, dato il suo livello culturale e la sua sensibilità, sia scivolato nel maschilismo; forse, senza rendersi conto della gravità del suo atto.

Questa storia ha steso un’ombra oscura sui miei ricordi.                                                                                Di Roberto Fieschi