Una Cancelliera che nel corso di 16 anni ha conosciuto e negoziato con non meno di 8 diversi Presidenti del Consiglio italiani.
Cosa si può dire, su queste elezioni in Germania e sull’impatto che avranno nei prossimi mesi sull’Europa?
Anzitutto, l’impressione è che nessuno abbia vinto. Certamente c’è stato il crollo di CDU/CSU. Anche se in valori assoluti la percentuale di voti è vicina a quella della SPD, non c’è dubbio che Laschet abbia perso, dilapidando anche il patrimonio di popolarità della Merkel.
I Verdi non hanno fatto l’exploit che serviva per portarli alla Cancelleria, ma hanno comunque fatto un risultato molto significativo, e confermano di essere un punto di ancoraggio e di riferimento per tutti coloro che in altri Paesi europei stanno scommettendo su una vera transizione ecologica, amica delle imprese e dei lavori di qualità che un nuovo rapporto tra tecnologia ed ecologia potrebbero portare.
Cosa succederà in Germania?
Scholz sarà verosimilmente il prossimo Cancelliere. La frammentazione del voto costringerà i partiti a una coalizione a 3 (Verdi, FDP, SPD)?
Il voto giovane è andato in larga maggioranza a Verdi e FDP, un trend che prevedibilmente continuerà. Questo partiti sicuramente occuperanno delle caselle decisive nel futuro governo (i Liberali alle Finanze? I Verdi agli Esteri?).
E in Europa, che ripercussioni avremo?
In termini di politica europea della Germania, non ci sarà un’inversione di rotta ma molte più posizioni rigide che risulteranno dai negoziati interni al patto di coalizione. Non sarà facile continuare sul percorso verso una mutualizzazione del debito. Angela Merkel lascia un vuoto pneumatico di influenza e autorevolezza nell’UE. Macron avrà la presidenza nel prossimo semestre e le elezioni a maggio, e si darà molto da fare per riempire il vuoto.
C’è spazio per l’Italia, almeno finché c’è Mario Draghi a Palazzo Chigi e provare a consolidare finalmente una leadership europea a tre equilibrata, o anche a quattro con la Spagna. Se Draghi resterà alla guida del governo, i grandi Paesi avranno due leader socialisti e due diversamente progressisti, e questo potrebbe portare a a politiche più marcatamente riformiste a livello europeo.
Dietro l’angolo c’è una partita cruciale.
La Germania sarà fuori gioco per qualche mese durante i negoziati di coalizione interni per la formazione del nuovo governo. Al tavolo dell’UE resterà ancora (per poco) Merkel, ma solo come reggente. Cosa accadrà per quello che riguarda la partita delle nomine (rinnovo di Presidenti di Consiglio e Parlamento europeo). Sarebbe importante dare qualche segnale di discontinuità eleggendo a Presidente del Consiglio europeo una personalità più solida e sperimentata.


