Quota 100, Anci: i Comuni rischiano di non assicurare i servizi

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Economia - soldi - Euro - Monete - Congiuntura - Situazione Nella foto: Trento 02 marzo 09 AgF Bernardinatti Foto

Decaro chiede di sbloccare subito le graduatorie per sostituire chi va in pensione

Sulla stampa nazionale è uscita un’intervista del presidente di Anci Antonio Decaro sul tema delle conseguenze del decreto “quota 100” per i Comuni, Decaro esprime la preoccupazione dei sindaci per i rischi che corrono le pubbliche amministrazioni nell’assicurare i servizi ai cittadini. Lontervista è apparsa su La Stampa e Il Secolo XIX.

«Sì, è così: Quota 100 rischia di paralizzare i servizi nei Comuni». Grandi ma anche piccoli. Antonio Decaro, presidente dell’ Anci e sindaco di Bari si schiera con gli amministratori locali, «non per una scelta di parte» ma perché sono i sindaci che «ogni giorno sul territorio si confrontano con le richieste dei cittadini».

A sentire le lamentale di chi guida i comuni Quota 100 è più un problema che un’ opportunità. «Mah, secondo il governo il provvedimento è un’ opportunità. Per noi, invece, è più dannoso che utile. Se per assumere giovani i Comuni rischiano di bloccare i servizi è il segnale che qualcosa non sta funzionando».

Ma il governo spiega che si potranno fare assunzioni per sostituire chi esce. È la la filosofia stessa del provvedimento o no? «Certo, ma le cose vanno fatte per bene e nei tempi giusti. Adesso il personale chiede di uscire anticipatamente, tra due anni, forse, faremo nuove assunzioni che però non saranno pari a quelle perdute in tutti questi anni passati. Purtroppo si è sottovalutato il fatto che tra il bandire un concorso e assumere nuovi dipendenti possono passare anche due anni. Eppoi, è vero che il turn over è stato sbloccato al 100% ma è vero anche che tutto il personale perduto negli anni passati non potrà essere reintegrato».

E come si può eludere il problema? «Attingendo alle graduatorie degli idonei dei passati concorsi. Del resto, se sono idonei non sono mica stati bocciati».

Ma così c’ è il rischio che i concorsi non si facciano mai più? «Certo che si fanno. Ma una volta fatti, oltre ai vincitori si stila la graduatoria degli idonei alla quale attingere per esigenze nuove».

Scusi, ma come è possibile che i Comuni non sappiano fronteggiare questa fase transitoria tra le uscite e le riassunzioni? «Non è così. I servizi di front office sono gli ultimi che un sindaco tocca. Se si ferma l’ anagrafe è perché già sono venute meno risorse in altri uffici, quelli tecnici, nelle ragionerie. Tutto è ridotto all’ osso: nei Comuni capoluoghi come nei piccoli. In quelli che hanno tre, quattro dipendenti alcuni sindaci fanno anche i “dipendenti” e i volontari: aprono gli uffici al mattino e li chiudono la sera».

Ma queste difficoltà sono state rappresentate al governo? Ci sono proposte per evitare eventuali disservizi? «Noi stiamo chiedendo lo sblocco delle graduatorie esistenti e vista l’ emergenza anche la possibilità di assumere personale con una spesa pari al trenta per cento rispetto al budget corrente. Se su questo non si trova la soluzione i Comuni rischiano di non essere in grado di erogare ai cittadini molti servizi».

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