Raccolte oltre 5.000 firme per l’Arte di fare il Panettone Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO

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Milano –  Un grande risultato: raccolte già 5.408 firme a sostegno della candidatura dell’Arte di fare il Panettone a Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO. Il loro alto numero è ancora più significativo, perché è stato ottenuto senza appoggi politici e nella sostanziale indifferenza delle Istituzioni, praticamente solo con il passaparola.

La campagna è stata lanciata lo scorso anno a Re Panettone® Milano dall’ideatore della manifestazione dedicata al dolce milanese, Stanislao Porzio, autore di una monografia storica sul tema. Erano presenti esponenti dell’Associazione Patrimonio Paesaggi vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato UNESCO, paesaggi dai quali proviene l’Asti spumante, ideale abbinamento per il panettone, Carlo Montalbetti, direttore del Consorzio Comieco, sostenitore della candidatura per l’importanza della confezione in cartone come custode della qualità del panettone, Luigi Cremona, celebre giornalista enogastronomico, Achille Zoia, maestro dei maestri pasticcieri, soprannominato dal Gambero rosso “Papà del panettone moderno”.

Le firme a sostegno dell’iniziativa sono state raccolte in cartaceo presso pasticcerie partecipanti all’evento – anche del Centro e del Sud Italia, a testimonianza dell’apprezzamento del Panettone in territori lontani dalla sua origine storica – e online sul sito Change.org e sul sito www.repanettone.it, sul quale è tuttora possibile firmare attraverso un link dalla homepage.

Ecco alcuni stralci dalla petizione di Stanislao Porzio al Presidente pro-tempore della Commissione Nazionale Italiana presso l’UNESCO, che ben motivano la candidatura:

Il panettone è una fra le specialità dolciarie più note della tradizione italiana. Nato a Milano, è considerato in tutt’Italia il simbolo del Natale, oltre che l’emblema della città stessa. […]

Farina, burro, zucchero, uova e frutta vi s’incontrano con quello che è l’ingrediente principe, il lievito naturale o lievito madre. Questo composto di acqua e farina, bizzoso e difficile da gestire, è l’elemento caratterizzante del panettone, quello che gli dà la struttura soffice, elastica e alveolata che lo rende unico; ma guai a sbagliare: un piccolo errore e si butta via l’intero impasto. L’altro ingrediente specifico della preparazione è immateriale: il tempo. Per fare un panettone occorrono almeno 36 ore, ma spesso molto di più e questo, insieme alla difficoltà della gestione del lievito madre, scoraggia molti. Solo i pasticcieri più volenterosi, più competenti e più caparbi vincono questa sfida.

Per questo panettone vuol dire cultura, sia nel senso di una mirabile tecnica di preparazione, modellatasi nel tempo con l’apporto della sapienza artigianale d’ignoti fornai e pasticcieri milanesi, sia nel senso di identità storica di un popolo, che lo ha collocato al centro dei festeggiamenti natalizi e non solo: nel dizionario Milanese-Italiano del Cherubini (1839) si afferma che, se il panattón di una o più libbre faceva la sua apparizione solo a Natale, i piccoli panattonin erano presenti sui banchi degli offellai tutto l’anno. Amato da Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi, ha dato spunti per composizioni poetiche in milanese e prove narrative in italiano, da Giovanni Barrella a Dino Buzzati, fino a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Persino Topolino gli ha dedicato una storia. […]

Si auspica che le Istituzioni, finora fredde sull’argomento, prendano coscienza delle opportunità di questa candidatura per il comparto dell’arte pasticciera e dell’industria dolciaria non solo della Lombardia, ma di tutta l’Italia.

Per altre info: porzio@repanettone.it, 349 8469 856