Raggi, Decaro, Appendino & C. La giusta rivolta dei sindaci

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Cosa vogliono dal Governo i primi cittadini. Urgenti più risorse, ma anche poteri straordinari

I sindaci delle città metropolitane d’Italia, prendono carta e penna e scrivono una lettera aperta al governo rivendicando ruolo e risorse economiche. La missiva è stata decisa dopo una riunione dell’Anci che riunisce gli 8 mila Comuni d’Italia ed è guidato dal sindaco di Bari Antonio Decaro. L’iniziativa ha visto anche il sindaco di Firenze Dario Nardella nel ruolo di coordinatore e la partecipazione fattiva delle sindache di Roma Virginia Raggi e di Torino Chiara Appendino. Insomma i primi cittadini non ci stanno a subire passivamente le iniziative governative e vogliono giustamente avere un ruolo attivo e possibilmente proattivo, anche perché poi la faccia con i cittadini ce la mettono poi loro.
Nel merito il documento è anche tecnicamente molto dettagliato e cioè non si tratta solo di una vaga richiesta di “contare di più” sui processi decisionali del governo centrale, ma si entra nel merito valutando la consequenzialità di compiti da svolgere e mezzi a disposizione. Ad esempio, cruciale è il nodo delle mascherine, che sono ancora osteggiate da Walter Ricciardi (consigliere del ministro Speranza), nonostante il via libera dell’Oms: ne servono 7 milioni di pezzi al giorno. Se saranno obbligatorie occorre che ogni cittadino ne sia ampiamente dotato dallo Stato o dai Comuni e chi non potrà permettersele dovrà averle gratuitamente. Poi è bello parlare di Fase 2 e riapertura dell’Italia, ma i trasporti devono essere gestiti a livello locale.
Lo Stato deve mettere a disposizione risorse economiche per coprire un ampio chilometraggio, visto che le corse per evitare il sovraffollamento devono essere molte. E poi se si deve fare presto occorre che la burocrazia sia semplificata e quindi gli appalti devono seguire un iter molto veloce innalzando la soglia della gestione dell’affidamento diretto – questa la richiesta – a 100mila euro; e servono anche i buoni baby sitter. L’iniziativa è rilevante non solo dal punto di vista pratico, ma anche dal punto di vista politico. Infatti tutte le città metropolitane tra cui Roma, Catania, Palermo, Milano, Napoli, Torino, Bari, Firenze, Venezia, Bologna, Genova sono unite e compatte nella richiesta al di là di due fattori che di solito sono estremamente divisivi e cioè la contrapposizione destra, centro, sinistra, M5S e poi quella Nord / Sud.
Dunque un fenomeno politico del tutto nuovo in un Paese diviso e vieppiù lacerato da un clima di snervante particolarismo che ricorda sempre di più l’Italia degli staterelli pre-risorgimentale. Le stesse Regioni non hanno fornito finora uno spettacolo molto edificante con una contrapposizione spesso velenosa tra governatori del Nord e quelli del Sud si veda solo l’esempio di Fontana/Zaia versus De Luca. Con questa iniziativa inoltre si manda un messaggio chiaro al governo: occorre avere risorse e procedure altrimenti il 4 maggio non si potrà garantire la partenza della Fase 2. Ma la lettera aperta non è scritta, e questo è il suo pregio, con intenti critici o polemici verso il governo, come invece un titolo malizioso de Il Giornale di ieri faceva presupporre, “La rivolta dei sindaci”, ma con spirito molto pragmatico e ne è la prova della assoluta trasversalità politica e territoriale di tutti i sindaci coinvolti da Venezia a Palermo, dalla destra alla sinistra.
Questa iniziativa è un fatto nuovo in cui i Comuni su riappropriano della loro forza che deriva dalla prossimità ai cittadini e propongono un nuovo modello che potremmo chiamare “federalismo comunale”, alternativo al modello litigioso del “federalismo regionale” che in questa pandemia ha mostrato tutti i suoi limiti a cominciare proprio dalla nociva autarchia in tema di sanità pubblica ed ha prodotto conseguenze anche drammatiche.