Rai: Anzaldi (Iv), “Fallimento informazione durante crisi di governo”

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“La crisi di governo di queste settimane ha rappresentato il fallimento e la sconfessione della propria missione per larga parte dell’informazione, in particolare dell’informazione pubblica Rai. Per settimane abbiamo sentito in modo monocorde a reti unificate raccontare una narrativa parziale, partigiana, monodirezionale, una narrativa che in pratica diceva: ‘Esiste solo il Governo Conte, non ci sono altre ipotesi; o Conte o il diluvio’. Una narrativa che ha mostrificato Matteo Renzi, secondo una character assassination mai vista, soffiata dalle veline di una parte ben precisa del campo da gioco. La crisi ‘in piena pandemia’ è stata definita ‘irresponsabile’ quasi all’unisono. Poi abbiamo visto che quel messaggio, che originava da Palazzo Chigi, era totalmente fasullo e interessato, che un’altra strada era possibile ed aveva il gradimento della stragrande maggioranza degli italiani”. E’ quanto scrive il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un intervento su “Huffington Post”.

“”Il possibile governo di Mario Draghi, con il semplice incarico – prosegue Anzaldi – affidatogli dal presidente Mattarella, ha già portato lo spread ai minimi dal 2015, dando allo Stato un risparmio potenziale di 1 miliardo di euro di interessi. Altro che crisi irresponsabile, il solo nome di Draghi ha posto le basi per la nascita di un governo competente ed europeista sostenuto da quasi tutto l’emiciclo parlamentare e a livello internazionale l’ex governatore della Bce riscuote un rispetto imparagonabile rispetto a chi è stato a Palazzo Chigi negli ultimi due anni. Il sondaggio che dà Draghi, prima ancora che inizi la sua avventura di governo, a oltre il 70% di gradimento mostra che non c’era solo Conte e anzi che Conte non era il più gradito agli italiani. Un’ipotesi che non è mai stata avvalorata in nessuna trasmissione o tg Rai in queste settimane. I telegiornali, in particolare il Tg1, si sono trasformati nell’amplificatore della propaganda di Palazzo Chigi, i cui metodi di comunicazione vengono criticati da tutti solo ora a tempo scaduto e in modo opportunistico, con la responsabilità scaricata solo sul portavoce di Conte quando in realtà quei metodi sono stati consentiti e avallati, se non esplicitamente richiesti, da Conte stesso. Una propaganda che ha parlato di crisi ‘inspiegabile’, di responsabili per ‘allargare’ una maggioranza che in realtà non c’era più, di Renzi ‘irresponsabile’. L’informazione tutta, con alcune eccezioni (penso ad esempio all’onestà intellettuale di Enrico Mentana, tra i pochi a non fare il semplice megafono di Conte e dei suoi sostenitori, forse l’unico in una tv schierata come La7), invece di verificare, spiegare, indagare, ha abdicato totalmente al proprio ruolo, rimanendo nella ‘modalità pandemia’ (ripetizione acritica del messaggio governativo) anche quando il tema era un altro, stabilire quale fosse la guida più adatta per il governo in una fase ormai ben diversa dall’emergenza di marzo e aprile. Non è un problema di oggi. Da due anni denuncio che con questi vertici la Rai ha toccato il punto più basso della sua storia in termini di pluralismo, correttezza dell’informazione, rispetto della deontologia professionale. Denunce documentate, fondate su filmati di ciò che va in onda, denunce formalizzate nelle sedi istituzionali (commissione di Vigilanza, Agcom, Anac, Corte dei Conti) alle quali le autorità di garanzia si sono mostrate completamente sorde. Nel momento in cui l’Agcom della presidenza Cardani ha preso una decisione senza precedenti, multare la Rai per mancato rispetto del pluralismo con una sanzione da 1,5 milioni, non soltanto il Governo Conte 2 non ha fatto nulla, ma è stato addirittura consentito alla Rai di fare ricorso al Tar, come se un giudice amministrativo potesse invalidare una decisione presa dall’organo di controllo preposto, che conta su esperti, giuristi, società di monitoraggio. Speriamo che Mario Draghi, se andrà a buon fine il tentativo di formare il nuovo governo, dia una svolta anche su questo campo, visto che tra le prime incombenze del nuovo esecutivo, insieme al Parlamento, c’è la scelta dei nuovi vertici Rai in scadenza. Dal primo gennaio sono partiti i 120 giorni entro cui la Rai deve approvare il Bilancio e il Cda concludere il mandato, ne sono già passati quasi 40″.