Rai: Anzaldi (Iv), “Stop chiusura Rai Storia vittoria informazione online e social”

0
76

“Il caso ‘Rai Storia’ è la dimostrazione di quanto sia potente l’informazione corretta, anche quando a veicolarla sono i social e testate online magari meno titolate dei grandi quotidiani. E’ bastato far conoscere ai cittadini attraverso la rete le reali intenzioni della Rai, che progettava di accorpare Rai Storia e Rai 5 di fatto chiudendo entrambi i canali e dimezzando l’offerta culturale, per far partire una mobilitazione dal basso che in una settimana è riuscita a stoppare l’operazione e costringere il Cda di Viale Mazzini a fare marcia indietro. Una grande vittoria della rete e dei social, ma anche un caso che dovrebbe far riflettere la grande stampa, che sul rischio chiusura di Rai Storia è arrivata in ritardo o non è arrivata affatto, e la politica, di maggioranza e di opposizione, che ha totalmente ignorato la vicenda, non comprendendo la grande passione dei cittadini per un canale davvero da servizio pubblico, o in alcuni casi ha addirittura tentato di disinformare nascondendo i doveri del servizio pubblico e gli obblighi del Contratto di servizio”. E’ quanto scrive il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, su “Huffington Post”.

“Si pensi ai parlamentari del Movimento 5 stelle – prosegue Anzaldi – che, più realisti del re, hanno fatto gli avvocati difensore della Rai cercando di negare l’evidenza fino all’ultimo. Ecco, dovrebbero chiedere scusa ai cittadini. Ripercorro quanto è accaduto negli ultimi giorni perché credo sia utile per riflettere. Lo scorso 16 ottobre ho appreso che il Cda Rai di due giorni prima, senza alcuna trasparenza e senza darne notizia, aveva analizzato un piano, preparato da una società esterna su richiesta dell’amministratore delegato Salini, per accorpare Rai 5 e Rai Storia, chiudere Rai Sport, bloccare l’apertura dei canali istituzionale e in inglese. Ho chiesto chiarimenti pubblicamente, ma per giorni la Rai ha ignorato la mia richiesta, finché non è intervenuta per confermare di fatto l’esistenza del piano. La notizia, però, non ha trovato particolare spazio sui quotidiani, mentre è iniziata una lenta mobilitazione in rete. Sui miei profili social ho chiesto pubblicamente al governo di impedire la chiusura del canale dedicato alla storia. Del caso si sono occupati testate online come ‘Finestre sull’arte, ‘Vigilanzatv.it’, ‘Il Secolo d’Italia’, ‘Il Riformista’, ‘Artribune’, ‘Globalist’, ‘Spettakolo.it’, Radio Radicale, ma poco o nessuno spazio sulla carta stampata. Su Change.org è nata una petizione dal basso che in pochi giorni questa settimana ha superato il traguardo delle 50mila firme. ‘HuffPost’ ha ospitato il mio intervento, un semplice parlamentare della commissione di Vigilanza, con l’appello a impedire la chiusura del canale, un articolo che in poche ore ha raggiunto numeri record di lettura e condivisione, si pensi che solo su twitter ha ottenuto quasi 2mila like solo sull’account ufficiale dell’Huffington. A mobilitarsi sui social contro la chiusura di Rai Storia sono state anche alcune personalità come il virologo Roberto Burioni, il cantautore Enrico Ruggieri, il comico Ubaldo Pantani, lo storico Giordano Bruno Guerri, il vicedirettore del ‘Foglio’ Maurizio Crippa, il direttore del Mulino Mario Ricciardi, la politologa Sofia Ventura, la Fondazione Feltrinelli, come ha riportato ‘Affaritaliani’. Una grande prova di mobilitazione che ha costretto la Rai a fare marcia indietro e ad annunciarlo al termine del Cda di ieri. Fare informazione corretta serve a questo. Sulle vicende riguardanti la Rai, di cui mi occupo per competenza parlamentare, spesso risulta più difficile, per gli intrecci che ci sono e perchè la Rai ha dalla sua la grande visibilità che può dare o negare. Per questo è ancora più importante vigilare con tutti i mezzi disponibili. In gioco ci sono il pluralismo, l’informazione e quasi 2 miliardi di euro di canone pagato dagli italiani”.