Reddito di cittadinanza: è boom di domande (+9% in due mesi)

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Sono oltre 142mila i nuclei che hanno presentato domanda per il reddito o la pensione di cittadinanza nei mesi di febbraio e marzo 2020. Circa il 9% in più di richiedenti registrati a fine gennaio. Un incremento marcato rispetto al trend dei mesi precedenti che diventa un primo indice di ampliamento della popolazione in condizioni di povertà.

L’impennata emerge dai dati dell’ultimo osservatorio Inps aggiornati all’8 aprile: nei due mesi appena trascorsi (+8,5%) la platea dei richiedenti è salita a 1,8 milioni di famiglie. I nuclei beneficiari, invece, sono passati da 1,119 milioni agli attuali 1,28 milioni, con un balzo del 10 per cento. L’aumento, seppur calcolato su due mesi a causa dello stop dell’osservatorio Inps (non pubblicato a marzo per la chiusura degli uffici durante l’emergenza coronavirus), è netto se si guarda ai mesi precedenti: a gennaio i richiedenti erano aumentati solo del 2,2%, a dicembre dell’1,2% e a novembre del 2,7 per cento.

IL BOOM DELLE DOMANDE

Tra febbraio e marzo la crescita delle domande per l’assegno di cittadinanza è sensibilmente aumentata, sottolinea l’Inps, «a causa della presentazione della Dsu per l’Isee 2020», che viene fatta proprio nei primi mesi dell’anno: una valutazione della situazione reddituale e patrimoniale che ha determinato l’aumento della platea, nonostante sia cresciuto – in parallelo – anche il numero di nuclei «decaduti» per la perdita dei requisiti.
LA GEOGRAFIA DEI RICHIEDENTI

Il rischio povertà a causa dell’emergenza

Non è escluso, però, che questo aumento rispecchi i primi effetti delle misure restrittive in vigore per il Covid-19: «Presto avremo una platea più ampia di poveri», ha dichiarato il presidente Acli e portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, Roberto Rossini. «L’acuirsi della crisi rende necessaria una revisione del sussidio in modo che si possa contrastare l’emergenza in corso». È possibile, infatti, che nei prossimi mesi il numero di richiedenti aumenti. In molti hanno perso il lavoro, altri sono stati sospesi o hanno subìto riduzioni di orario. Le famiglie dovranno fare i conti con l’erosione del reddito, con la cassa integrazione o l’assenza di ricavi da lavoro autonomo. «Le necessarie misure di contenimento del virus determineranno una recessione con una perdita di reddito più o meno marcata per ampi strati della popolazione», aggiunge Rossini.

Le politiche di sostegno al reddito

Per questo motivo il Governo sta lavorando a nuove misure di sostegno al reddito, aggiuntive, come gli 800 euro per autonomi e professionisti, i buoni spesa comunali e il Rem (reddito di emergenza) che potrebbe affiancare il reddito di cittadinanza per un periodo limitato. Il Forum Diseguaglianze e diversità ha proposto che quest’ultimo strumento, ancora in fase di definizione, preveda requisiti meno stringenti e senza condizionalità, in modo da raggiungere una platea più ampia e “far emergere” i molti lavoratori irregolari.

«Nel frattempo, però, bisogna anche modificare e potenziare le misure strutturali in essere come il reddito di cittadinanza, per renderle adeguate al nuovo contesto», aggiunge il portavoce dell’Alleanza contro la povertà che sul punto ha consegnato al ministero delle Politiche sociali alcune proposte di correttivo. Oltre alla modifica della scala di equivalenza, che da sempre penalizza i nuclei numerosi e con disabili, e alla “riduzione” del vincolo di residenza in Italia da 10 a 2 anni, tra le altre proposte viene sottolineata soprattutto la necessità di utilizzare un parametro capace di fotografare la situazione economica corrente del nucleo.

L’Isee, infatti, si basa sui redditi di due anni prima e, solo in caso di marcate variazioni (si veda la scheda in pagina), si può presentare l’Isee corrente. In queste ore, ci si può avvalere della consulenza “da remoto” dei Caf oppure può essere compilato online sul sito Inps con il Pin dispositivo, a patto però di avere già una dichiarazione Isee in corso di validità, cioè presentata dopo il 1° gennaio 2020. Nel frattempo, sulla scia del Dl cura-Italia, l’Inps ha disposto per gli attuali beneficiari la sospensione degli obblighi di comunicazione delle variazioni (dei componenti del nucleo, patrimoniali e lavorative) fino al 1° giugno 2020, ma per alcuni l’aggiornamento potrebbe essere utile per rivedere l’importo dell’assegno.