Referendum costituzionale, come e quando si vota

0
50

Con il deposito di 71 firme di senatori, 7 in più rispetto a quanto richiede la Costituzione, si avvicina il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. L’ultima parola spetta alla Cassazione, che dovrà verificare la regolarità delle firme. Se sarà tutto regolare, la consultazione popolare dovrebbe svolgersi in primavera, in una finestra che va da fine aprile a giugno. Niente quorum: la materia è disciplinata dall’articolo 138 della Costituzione. Le leggi di revisione della Carta e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Dunque, per la validità del referendum costituzionale non è previsto alcun quorum minimo di votanti. E’ sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Se il risultato della consultazione è positivo, il Capo dello Stato promulga la legge. In caso contrario è come se la legge stessa non avesse mai visto la luce e l’esito della consultazione è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Quando si vota: la consultazione popolare potrebbe svolgersi tra fine aprile e giugno. Dal giorno del deposito delle firme in Cassazione, quest’ultima si esprimerà entro 30 giorni, con ordinanza, sulla legittimità della richiesta. Se le firme sono regolari, la Cassazione comunica l’ammissione del referendum al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Corte costituzionale. Entro i successivi 60 giorni, dispone la legge, deve essere indetto il referendum con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri. La data deve essere fissata in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all’emanazione del decreto di indizione. I precedenti: se si svolgerà, il referendum sul taglio dei parlamentari sarà il quarto referendum costituzionale confermativo della storia della Repubblica. Il primo è stato quello del 7 ottobre 2001, quando si svolse il referendum per confermare o meno la riforma del Titolo V della Carta. la riforma fu confermata con il 64,2% di voti favorevoli, anche se l’affluenza fu molto bassa, intorno al 34%. Il secondo referendum costituzionale confermativo si è svolto nel giugno 2006 e riguardava la riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi e ribattezzata Devolution. Gli italiani bocciarono la riforma con il 61% dei no, mentre l’affluenza fu del 52%. Infine, il terzo referendum costituzionale confermativo si è svolto il 4 dicembre del 2016, e la bocciatura della riforma che eliminava il bicameralismo perfetto decretò la fine del governo Renzi, con le dimissioni del presidente del Consiglio. A dire no è stato il 59,11%, contro il 40,89% di sì. L’affluenza fu record, quasi il 69%.