Relazione Assemblea +Europa, Roma 22/23 giugno 2019

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Care amiche, cari amici,

un anno fa, più o meno, gettavamo le basi per la costruzione di questo soggetto politico di cui tutti noi, oggi qui riuniti, siamo gruppo dirigente, per scelta.
Mi sono ritrovata, prima nel momento in cui abbiamo dato vita a +Europa, nel gennaio 2018, e poi “congelata” per decisione presa in questa stessa Assemblea, a rivestire il ruolo di Amministratore, tesoriere e rappresentante legale. Un percorso, quello della nascita e dello sviluppo di +Europa, che ho ritenuto necessario e da perseguire. Ho cercato sempre di esercitare questo ruolo con responsabilità e senza confondere obiettivi e priorità rispetto a Radicali italiani, di cui sono stata prima tesoriere e adesso segretaria.
Approfitterò quindi di questa mia relazione conclusiva per trarre un bilancio complessivo e non solo di questi ultimi quattro mesi.

Intanto, sono disponibili il rendiconto di gestione e lo stato patrimoniale al 20 giugno (l’esercizio chiude il 31 dicembre e il bilancio verrà presentato dal prossimo tesoriere suppongo a gennaio), una fotografia dei nostri iscritti, anche in rapporto a quelli al Congresso, la mia relazione inoltrata alla Direzione il 15 marzo scorso, con alcuni dati utili e alcune richieste rimaste inevase, e una sintesi del rendiconto elettorale di quest’anno, anche in rapporto a quello delle elezioni politiche dello scorso anno.

Come potete vedere dai dati in distribuzione, gli iscritti al 20 giugno sono 5807.
Erano 5103 al 18 gennaio 2019. Dunque, sono 704 gli iscritti dal Congresso, che hanno portato nelle nostre casse circa 35.000 €.
I Gruppi costituiti sono 70 e sono in via di formalizzazione altri 5 nuovi Gruppi.

Sulla campagna elettorale. Sono state settimane intensissime. Tutti hanno dato il massimo, girato tantissimo, incontrato moltissima gente. E voglio subito ringraziare tutti i ragazzi dello staff di +Europa, tutti loro hanno di fatto reso possibile la campagna elettorale: Alessandro, Carla, Chiara, Daniel, Davide, Deborah, Francesco, Giordano, Ilaria, Luigi, Pietro, Stefano e Pierluigi, Valentina e Valentina e tutti i ragazzi di Arkage; oltre, naturalmente, a tutti i militanti che hanno fatto campagna dalla cima delle montagne e in sella a una bicicletta, a ogni paesino di ogni singola regione. Spero di non aver dimenticato nessuno, se l’ho fatto me ne scuso.

I dati della campagna elettorale sono ancora parziali – seppure abbastanza definitivi – perché mancano i rendiconti dei soggetti che con noi hanno partecipato alle elezioni.
Possiamo però dire che per la campagna elettorale abbiamo raccolto circa 210.000 € di contributi e abbiamo speso circa 350.000 € (per darvi un’idea, si tratta più o meno della cifra investita lo scorso anno solo per le pubblicità nelle Grandi Stazioni). Per un utile raffronto con la campagna delle elezioni politiche del 2018, ricorderete che avevamo raccolto poco più di 1.8milioni di euro e speso poco meno di quella cifra.

Le principali voci di spesa di questa campagna elettorale sono state:
Comunicazione e campagna pubblicitaria € 175.000 (a titolo di esempio, il budget delle sponsorizzazioni social della lista è stato poco meno di 17mila euro, è facilmente intuibile si tratti di una cifra risibile rispetto a quelle di altre liste nazionali o di taluni candidati, ma ci torno) – l’anno scorso il costo di questa voce era stato di 1.4milioni.
Materiali e servizi di affissione € 55.000 – l’anno scorso erano 157mila euro.
Eventi € 45.000 – più o meno come lo scorso anno.

Si badi che per il sistema elettorale delle politiche dello scorso anno, i contributi e le spese dei singoli candidati, i principali, erano stati centralizzati, mentre quest’anno il rendiconto che vi ho appena illustrato riguarda esclusivamente la lista nazionale e non tiene in alcuna considerazione i candidati che hanno fatto campagna per sé.

Per dare una cifra di raffronto con il principale dei nostri avversari politici segnalo che la sola sponsorizzazione dei post della pagina Facebook di Matteo Salvini è costata alla Lega 124.000 euro in 30 giorni. La sola sponsorizzazione della sua pagina è costata quindi più di un terzo di quanto è costata l’intera nostra campagna elettorale.
Tale divario di investimenti si inserisce in una informazione radio-televisiva che ha ormai definitivamente assunto i connotati di un vero e proprio regime nel quale si amplificano senza contraddittorio le istanze di chi governa e si silenziano le opposizioni, soprattutto quelle più scomode come siamo noi. E a proposito di silenziare, non dimentichiamo qui il tentativo spegnere i microfoni dell’unica radio che assicura conoscenza, trasparenza, un vero servizio pubblico ai cittadini: Radio Radicale.

Dunque, la campagna elettorale di quest’anno è costata un quinto, all’incirca, di quella dello scorso anno.

Nel rendiconto troverete anche una voce, davvero minima, che riguarda la campagna elettorale delle elezioni regionali in Piemonte; abbiamo speso meno di 5.000 euro esclusivamente per stampa e affissione manifesti e per tre appuntamenti, di cui uno con Emma Bonino e Sergio Chiamparino, e raccolto contributi a questo scopo – e li ringrazio – dai candidati, dai coordinatori dei Gruppi, dai membri di Direzione e Assemblea piemontesi e dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta che con il Gruppo +Europa Torino si è sostanzialmente fatta carico dell’organizzazione della campagna regionale.
I Gruppi piemontesi di +Europa, insieme, hanno fatto un lavoro straordinario, di sintesi delle proposte, di coordinamento, di mobilitazione e coinvolgimento. Ci tengo a dirlo perché penso che si tratti di un esempio virtuoso e che dovrebbe diventare virale, per il nostro modo di stare insieme. Gruppi eterogenei che, non accomunati da un’unica origine partitica, pur con alcune inevitabili incomprensioni, sono riusciti a costruire un lavoro di squadra efficace che dovrebbe essere la norma nella nostra +Europa.
A ogni modo, e questo mi preme qui sottolineare, una importante campagna regionale è costata, lo ripeto, 5mila euro e se il risultato molto al di sotto delle nostre aspettative, che pure si era in concomitanza di un’elezione nazionale, non è esclusivamente conseguenza diretta di questo impegno economico davvero minimo, anche questo deve essere un elemento di riflessione per i prossimi appuntamenti regionali che penso non si debbano dare per scontati.
La nostra partecipazione alle elezioni regionali in Piemonte ha portato alla quasi elezione di Elena Loewenthal, che subentrerà a Sergio Chiamparino quando questi si dimetterà, come ha annunciato. È – o, meglio, sarà – un risultato importante perché significherà avere un’altra postazione istituzionale, altre occasioni e possibilità di fare iniziative politiche e, non ultimo, risorse indispensabili per il partito. Come ben sa chi ha vissuto la storia radicale, la maggiore efficacia delle iniziative si raggiunge quando vi è una comunanza di intenti e di azioni tra chi lotta fuori dal Palazzo e chi occupa postazioni nel Palazzo. Lo abbiamo visto più volte in questo ultimo anno quanto sia importante avere in Parlamento e nei consigli regionali eletti di +Europa con la loro capacità e la loro forza.

Tornando alla campagna elettorale complessiva.
I principali contribuenti sono stati alcuni dei candidati, tra tutti Marco Marazzi, che ha versato un contributo per la campagna nazionale – quindi oltre la propria campagna personale – di 45.000 euro, ed Emma Bonino con un contributo di 30.000 euro. Anche altri candidati – pochissimi, per la verità – hanno fatto donazioni, dalle centinaia ad alcune migliaia di euro, ma quei due contributi straordinari sono stati letteralmente vitali, perché quello di Marco Marazzi ci ha consentito di partire con la campagna elettorale (ricordo che dopo il Congresso che ha prosciugato le nostre casse eravamo a zero e solo grazie al contributo di George Soros e signora abbiamo potuto reggere i primi mesi dell’anno) e quello di Emma ci ha consentito di poterla concludere.
Per inciso, anche l’anno scorso, non avessimo avuto la spinta iniziale data dal contributo di Roberto Cicciomessere e dai prestiti di Olivier Dupuis e Lorenzo Strik-Lievers non saremmo nemmeno partiti.
Altri contributi sono poi arrivati dai gruppi locali, da militanti e simpatizzanti, da alcuni degli eletti (Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia), dalle iniziative di raccolta fondi, in particolare segnalo una cena di autofinanziamento a Milano che ha raccolto oltre 20.000 euro. E da alcuni donatori, anche medi e grandi, di cui due che hanno versato ciascuno 15mila euro.

Tutti i contributi superiori a 500 euro vengono regolarmente pubblicati sul nostro sito, per obbligo di legge, e come lo scorso anno pubblicheremo il nostro rendiconto elettorale, con tutte le voci di uscita e di entrata.

Cosa non ha funzionato nella raccolta fondi di questa campagna elettorale.
Io credo – e di questo mi assumo pienamente la responsabilità – che avremmo dovuto cominciare molto prima una campagna di raccolta fondi che, anzi, in generale non dovrebbe essere straordinaria ma essere parte delle nostre attività nell’arco di tutto l’anno.
Abbiamo poi, con leggerezza, immaginato – memori del contributo eccezionale del professor Baldwin per le politiche – che potesse arrivare un contributo altrettanto sostanzioso. Ci eravamo anche preparati a questa possibilità, tant’è che avevamo previsto le candidature multiple in tutti i collegi, mia e di Marco De Andreis che ringrazio per la generosa e spassionata disponibilità, che potevano convogliare le risorse sulla campagna nazionale.
Purtroppo, però, questo non è avvenuto e abbiamo dovuto ricalibrare la campagna elettorale su cifre di tutt’altro genere, peraltro senza sapere quanto avremmo raccolto e, quindi, gestendo giorno per giorno le poche risorse di cui sapevamo avremmo avuto la disponibilità. Naturalmente l’investimento di un budget ridotto ha condizionato pesantemente la nostra campagna, incidendo negativamente sul risultato. È un dato di fatto che moltissimi elettori nemmeno sapevano della presenza di +Europa alle elezioni europee e regionali.

Al di là di un ipotetico maxi contributo – che auspicavo ma che sapevo non poter dare per scontato – avevo chiesto misure in grado di garantire almeno un minimo di risorse, almeno la possibilità di avere una base di partenza.
Mi riferisco, per esempio, agli accordi elettorali con altri soggetti che non hanno portato contributi di alcun tipo, come pure almeno alcuni si erano impegnati a dare.
Così come ad alcune delle candidature “ospiti”, intendo di persone non interne a +Europa, che sono state avare di sostegni alla lista.
Ma, soprattutto, mi riferisco alla nostra campagna di iscrizioni. La scorsa Assemblea ho presentato una mozione, trasformata poi in raccomandazione, proprio sull’autofinanziamento e sul tesseramento. Tema che ho fortemente riproposto in Direzione.
Dicevo, agli amici in Direzione, che riaprire la campagna di iscrizioni di +Europa, dopo il Congresso, dopo un congresso fondativo, sarebbe stato essenziale per più motivi, non ultimo quello del reperimento di nuove risorse. Sugli altri ci torno a breve. Ebbene, io ho letteralmente pregato di far ripartire la campagna di iscrizioni, ma tutti, tranne Carmelo Palma, si sono assunti la responsabilità – io ritengo e ribadisco politicamente insensata – di bocciare quella proposta.
Il risultato è che ci siamo ritrovati senza un euro, senza una spinta anche di mobilitazione, e ci troviamo, come ho detto all’inizio, con un trend di circa 100 nuovi iscritti al mese, che quindi portano appena 5mila euro al mese nelle nostre casse. Nulla.

Oggi, terminato lo sforzo elettorale, ci ritroviamo in una situazione analoga a quella post congressuale. Vale a dire con un partito da portare avanti senza risorse.
Abbiamo in cassa poco più di 30mila euro ma con le spese già preventivate – tra tasse, contributi, TFR e un accantonamento per spese impreviste, il rimborso del segretario garantito solo fino a fine agosto, l’amministrazione (non l’amministratore) e la gestione del sito e dell’indirizzario fino a fine anno – a fine anno, appunto, saremo sotto di circa 30mila euro. Il tutto senza prevedere spese per le iniziative politiche, cosa ovviamente inimmaginabile per un partito che dovrebbe vivere di iniziativa politica.

Possiamo contare, è vero, sul 2×1000, ma la prima tranche arriverà a fine estate, e non avendo uno storico su cui basarci, è del tutto impossibile fare alcuna previsione sull’entità del gettito e quindi una pianificazione.

Inoltre, bisogna tenere presente che una delle principali voci di spesa, quella della struttura e del personale, è pressoché assente dal nostro bilancio poiché la sede e i collaboratori sono finora (e dal mese di marzo) stati messi a disposizione da Forza Europa che ne sostiene i costi, ma non so fino a quando questo continuerà a essere possibile.
Da considerare, inoltre, che gran parte dei costi delle collaborazioni sono stati precedentemente sostenuti da Radicali italiani.
Sostanzialmente, non abbiamo alcuna risorsa certa per poter andare avanti e immaginare di incardinare nuove campagne o altri appuntamenti. E, quindi, anche per l’evento di luglio proposto dal Segretario, se deciso e da organizzare, andrà incardinata da subito una parallela campagna di crowdfunding per poterne sostenere i costi.

Altro passo necessario, a mio avviso, di cui avevo già parlato sia in Assemblea sia in Direzione, è la definizione di quote annuali di adesione per le organizzazioni che chiedono di far parte di +Europa, sul modello dell’adesione che noi stessi sottoscriviamo con l’ALDE. Credo, infatti, che tanto sia auspicabile l’apertura ad associazioni e organizzazioni che possano (anzi, ci costringano a) farci diventare davvero quella forza liberaldemocratica che vogliamo, tanto non sia pensabile che questo possa avvenire senza anche un parallelo investimento di risorse per far crescere quella che si intende come casa comune. Altrimenti è lecito pensare che si utilizzi +Europa come un autobus di cui non si intende nemmeno pagare il biglietto.

Per questi motivi, e non solo, per dare un necessario senso di mobilitazione in questa fase, che come tutti i periodi post-elettorali è periodo difficile, anche per immaginare di impostare un fundraising a lungo termine, cioè non finalizzato alla copertura di un evento particolare, io ripropongo, nuovamente, la riapertura delle iscrizioni a +Europa.
E lo ripropongo non solo per i motivi, ovvi, di autofinanziamento. Sono assolutamente convinta che occorra dare un segnale, a partire da qui, da questa Assemblea, di crescita, di maturità del nostro soggetto politico, di responsabilità del nostro essere gruppo dirigente; un segnale di un partito che intende presentarsi sulla scena politica ancora come vera novità del panorama nazionale, una novità di cui c’è necessità, e soprattutto c’è domanda. Lo sa chi, come molti di noi, frequenta i nostri iscritti e militanti. Dobbiamo quindi fare attenzione a quale tipo di risposta dare a questa domanda. Lo dicevo già nella mia relazione al Congresso. E lo ridico oggi. Con le stesse parole: “questo nostro percorso ha possibilità di crescere e andare avanti se saprà interpretare una diversità, una alterità nel metodo di stare assieme senza cadere in errori vecchi; quegli errori, quelle distorsioni che hanno portato alla fine una intera stagione politica in Italia, quella che Marco Pannella definiva giustamente partitocrazia”.
Noi dobbiamo essere altro. E dare il senso di essere altro anche nelle scelte che faremo in questi due giorni. Perché da lunedì dobbiamo costruire un partito nuovo e possiamo farlo solo se riusciremo a trasmettere nuova passione a tutti quelli che hanno dato vita ai Gruppi, hanno fatto la campagna elettorale, sono stati per strada a volantinare o a raccogliere le firme per “Figli Costituenti”, ci hanno votato, si sono iscritti, hanno, insomma, creduto a un progetto nuovo e diverso. Un progetto divenuto per molti indispensabile. Abbiamo quindi una responsabilità e non possiamo deludere quelle aspettative.

E torno a uno dei motivi per cui ritengo assolutamente necessaria la riapertura delle iscrizioni a +Europa. Il nostro primo Congresso ha di fatto sancito la nascita di +Europa, con delle regole che pure in parte io credo debbano essere riviste, ma ciò che mi preme dire oggi è che è proprio da quel momento, dal momento della nascita di +Europa che bisogna ripartire. E ripartire con chi lo vuole e ci crede. Anche questo, il sentirsi parte di un progetto e portarlo avanti può generare entusiasmo e mobilitazione. Un entusiasmo che, non dobbiamo nascondercelo, proprio lo svolgimento del Congresso ha rischiato di far perdere. Un entusiasmo che è necessario se vogliamo immaginare di affrontare nuove sfide politiche ed elettorali. In particolare, sulle elezioni politiche ribadisco che l’attuale legge ci impone la raccolta delle firme in ciascuno dei 63 collegi plurinominali in cui è suddivisa l’Italia, e che senza soldi e senza entusiasmo ciò che è difficile diviene semplicemente impossibile. Eppure, non dobbiamo dare per scontato di non farcela e, anzi, credo che proprio sulle regole elettorali si dovrebbe imbastire una nuova stagione di iniziativa che riprenda e rafforzi le nostre denunce di una legge incostituzionale e inaccettabile, che oggi consente l’accesso alle elezioni a sole 5 formazioni che hanno gruppi alla Camera e al Senato.

Di fronte alle difficoltà esterne che ci propone la politica italiana e alla nostra evidente, diciamocelo, inadeguatezza interna alcuni hanno gettato la spugna. Per fortuna la maggior parte di noi ha deciso, io credo responsabilmente, di darci una chance, ma il tempo non è infinito.

Perché dico tutto questo. Perché noi dovremmo evitare uno scenario come quello della scorsa Assemblea dove veti incrociati ci hanno congelato in una situazione che ha solo procrastinato scelte importanti.
Lo dico, quindi, senza infingimenti. Credo che anche nella scelta del nostro Presidente passi un esercizio di grande responsabilità da parte nostra. E che non dovremmo cadere nell’errore né di dare per scontati taluni scenari, né di poterli scardinare senza un costo per tutti. Qui non contano i numeri, le presunte maggioranze o gli schieramenti. Conta – per me dovrebbe contare – se e quale futuro vogliamo dare a +Europa.

Nelle ultime settimane e giorni si sono, com’è normale che sia, susseguite ipotesi, anche estreme, come richieste di dimissioni del segretario e il congresso straordinario. Io penso, come ho detto, che qualsiasi decisione prenderà questa Assemblea dovrà necessariamente passare dalla riapertura della campagna di iscrizioni. E anche dalla riscrittura delle regole. Altrimenti non faremo altro che riproporre un vizio originario che ci portiamo dietro e del quale non siamo riusciti a liberarci.

Penso che il documento pubblicato da Olivier Dupuis sia, seppure non ne condivida del tutto alcune ricostruzioni e analisi, un buon punto di partenza per costruire una prospettiva politica che ci porti, con la organizzazione di puntuali campagne politiche, anche fino a un nuovo Congresso, non come momento di “resa dei conti” ma come momento di costruzione e crescita ulteriore di +Europa, in un lungo cammino che ci siamo impegnati a percorrere insieme.

Personalmente non sono, evidentemente, disponibile a ulteriori congelamenti e chiunque si troverà a rivestire il ruolo che ho avuto fino a questo momento avrà la mia massima collaborazione, e non è una minaccia… L’impegno che ho profuso nell’organizzazione del Congresso di gennaio e nella puntuale verifica delle iscrizioni, con l’esclusione di molti iscritti, affrontando il rischio personale di ricorsi, e soprattutto con l’esclusione di Paola Renata Radaelli (candidata poi con Giorgia Meloni) ha visto paradossalmente molti più critici che sostenitori, a partire dai miei stessi compagni radicali. Non è che mi sia sentita sola, sono stata lasciata sola in nome di contrasti dettati da un predominante riflesso disfattista; riflessi che – anche ma non solo – ci hanno portato nella situazione attuale. Ho fatto quel che ho potuto per come ho potuto, e ho assunto decisioni assumendomi responsabilità e attirando strali perché ho ritenuto che fosse più importante salvare +Europa, un progetto su cui tutti noi abbiamo investito moltissimo, mettendoci la faccia piuttosto che lasciarla andare alla deriva.

Spero che ciascuno di noi e di voi voglia innanzitutto fare per costruire, perché stare sugli spalti a criticare chi si impegna è la cosa più facile e anche più inutile del mondo.