Renzi perde, ma ci ripensa: Italia Viva si tiene le poltrone

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“Renzi? È nel pallone”. La definizione che va per la maggiore è questa. Per una settimana, l’ex premier ha terremotato la politica italiana, sparato ad alzo zero contro l’equilibrio della maggioranza, intrapreso una guerra santa nel nome della prescrizione. Ma con l’intesa di giovedì notte sul lodo Conte bis tra Pd, M5S e LeU ha perso. Certo, l’accordo è fragile e soprattutto richiede una serie di passaggi parlamentari pieni di ostacoli. Ma Renzi si è rapidamente infilato in un cul-de-sac. L’obiettivo originario – con buona pace della giustizia – era defenestrare Giuseppe Conte e ottenere un nuovo governo. Come dimostra uno scambio di battute durante il vertice. “Noi non torniamo indietro sulla prescrizione”, ha argomentato Maria Elena Boschi. Per sentirsi ribattere: “Ma se si è in maggioranza insieme, bisogna trovare un punto di equilibrio accettabile. Altrimenti significa che i problemi sono altri”. Lei non ha risposto. Come dire, chi tace, acconsente. Tanto è vero che il premier è così tornato sulla questione: Iv promette battaglia? “Battaglia è una parola che non si addice tra forze di governo. Dobbiamo ritrovarci a ragionare nel merito”.

Il piano si scontra con la volontà di Sergio Mattarella, che non sarebbe disposto a far nascere un nuovo esecutivo in questa legislatura. E dunque, l’alternativa a “Giuseppi” sono quelle elezioni che Iv non può permettersi. Perché poi – dopo giorni di sovraesposizione mediatica – cala nei sondaggi, invece di crescere. Quindi, qual è l’obiettivo?

“Questi sono tutti pazzi, il Pd si è piegato”, andava argomentando Renzi ieri. Da qui a una strategia chiara, il passo non è breve. D’altra parte, è il suo limite, ormai noto a tutti: come tattico è fulminante, ma quando si tratta di elaborare progetti di lunga prospettiva, l’errore in genere gli è fatale.

La prima cosa chiara è che Iv non ha nessuna intenzione di uscire dal governo e di dare l’appoggio esterno. “Siamo una forza riformista, non cediamo al populismo nella giustizia. Non ce ne andiamo, ma se ci vogliono cacciare, ce lo dicano”, ha detto ieri mattina l’ex premier. Non ci pensa proprio a rinunciare a quella fetta di potere che ha. Tanto più che ora si gioca la partita per lui centrale delle nomine. “Vorrebbe più considerazione politica da Conte”, dicono i suoi. Significato confuso.

È stata la Boschi, nel pomeriggio, a rilanciare la linea dura: “La mediazione è una toppa peggio del buco”. Iv ha chiesto ad Alfonso Bonafede di non presentare il decreto che recepisce l’accordo nel prossimo cdm. Ma se lo farà, è pronta a non votarlo. Poi c’è il passaggio sul lodo Annibali nel Milleproroghe: i renziani diranno sì. Così come voteranno la proposta Costa che arriva in Aula il 24 febbraio per cancellare la riforma Bonafede. Fino a qui, però, grossi rischi non ci dovrebbero essere né per il governo, né per lo stesso Renzi di vedersi sfuggire il voto di mano: i numeri per mandare sotto la maggioranza alla Camera non ci sono. E in Senato? Fino a dove si spingerà l’ex premier? Potrebbe non deciderlo per parecchi mesi. Sul Milleproroghe, il governo è intenzionato a mettere la fiducia: non ci sarà modo di votare qualche emendamento “pericoloso”. Per quel che riguarda la proposta Costa, il senatore di Scandicci sarebbe pronto a ripresentarla come primo firmatario. Ma ci vorranno mesi prima che sia calendarizzata. Poi, ci saranno i voti sul Lodo Conte bis e sulla riforma del processo penale. Anche per quelli, ci vuole tempo. Non è detto, però, che Renzi non si trovi a un bivio sconveniente: dover scegliere tra una marcia indietro e un voto che rischia di far chiudere la legislatura.

Anche qui, le variabili sono tante. Quanti lo seguiranno, mettendo a rischio la propria sopravvivenza in Parlamento? Sentite Pier Ferdinando Casini, vicino ai renziani: “Renzi ha ottenuto sulla #prescrizione un risultato tutt’altro che insignificante. Non trascurerei di valorizzarlo”. Gli umori dentro Iv non sono dei migliori: il partito non dà nessuna garanzia sul futuro.

Da notare che ci sono voci che circolano insistenti da mesi. “Matteo non ne può più, è pronto a mollare la politica e a lasciare tutto a Maria Elena”, si racconta nei corridoi del Senato. Che alla fine lo faccia davvero, magari per dedicarsi alle sue attività parallele (e molto retribuite), come le conferenze in giro per il mondo, è tutto da dimostrare. Finora la politica l’ha tenuto in ostaggio come una sorta di amante tossica, nonostante la discesa rovinosa. Ma il fallimento del suo progetto è un dato ormai conclamato. E la delusione è tanta                                                                                                                                        (di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano)