RIAPRIRE LA SCUOLA IN SICUREZZA? ECCO COME FARE

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È più di un anno che scrivo rapporti, faccio interviste, webinar e video call su come riaprire le scuole in sicurezza. Siccome, però, le idee stentano a camminare con le gambe proprie, ecco qui una serie di punti che è utile ripetere fino alla nausea:
1) Installare da subito sanificatori in continuo dell’aria (a plasma o ad elettrocatalisi), che riducono la diffusione da aerosol e anche la concentrazione di inquinanti che respiriamo (lo chiedevo da Ministro, ma nessuno mi dava retta). Abbiamo perso un anno, spendendo quasi mezzo miliardo per i banchi monoposto, molti dei quali ora giacciono nei magazzini. Il Ministero ha da poco annunciato di aver destinato 150 milioni per impianti di areazione: speriamo siano spesi per la sanificazione in continuo (a cominciare dalle classi più affollate) e non per interventi strutturali, sicuramente utili ma che richiederebbero mesi se non anni per essere completati.
2) Svolgere il maggior numero possibile di lezioni all’aperto, dividendo gruppi classe e riducendo affollamento negli spazi interni.
3) Scaglionare le entrate, così da consentire anche più corse per il trasporto pubblico locale.
4) Garantire maggiori unità di personale (altrimenti non si riesce a separare i gruppi classe e scaglionare le entrate), congelando gli incarichi di supplenza, e velocizzando il concorso straordinario. Abbiamo oltre 200 mila cattedre vacanti: bisogna procedere con forza ad un percorso di stabilizzazione di chi ha titoli e servizio, con prova selettiva in itinere. Altrimenti a settembre batteremo tutti i record di supplenze.
5) Agire immediatamente sui più fragili, cominciando da un percorso di reclutamento rapido e snello per tutti gli specializzati sul sostegno, altrimenti rimarranno senza scuola decine di migliaia di studenti e studentesse con disabilità. Ai lavoratori e studenti più fragili bisogna garantire la possibilità di svolgere funzioni a distanza e in digitale, almeno in attesa del completamento della campagna vaccinale.
Aiutateci a diffondere, altrimenti rischiamo di fare gli stessi errori dell’anno scorso.