Richard Gere a Pomaia: “Le vite dei migranti non sono numeri”

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ROME, ITALY - OCTOBER 19: Richard Gere attends the 'Time Out of Mind' Red Carpet during the 9th Rome Film Festival on October 19, 2014 in Rome, Italy. (Photo by Venturelli/WireImage,)

POMAIA (PISA). La prima volta fu nel 1995. Racconta chi c’era che da alcuni giorni girava indisturbato sulle colline tra Castellina e Santa Luce. Tanto che una mattina si fermò al bar-ristorante Papacqua, sulla strada per Chianni, in tuta da ginnastica e solo casualmente si scoprì chi era, dopo che lasciò un autografo sul tovagliolo della tavola imbandita.

Domenica scorsa Richard Gere, che in questi 24 anni non ha mai rescisso il legame con l’istituto di Pomaia, è tornato a salutare gli amici del Lama Tzong Khapa, il più grande centro buddista d’Europa dove si trasmette il buddismo della tradizione Mahayan. Lo ha fatto col figlio 19enne Homer, ritagliandosi il tempo di una mattinata e di un pranzo veloce, durante la sua vacanza con la famiglia in Toscana.
Grande sostenitore del Dalai Lama, l’attore americano quasi settantenne – che ha scoperto il buddismo a 20anni avvicinandosi alla filosofia e alla pratica Zen – ha supportato diverse campagne a favore dell’indipendenza del Tibet (è confortatore della Tibet House e presidente dell’International Campaign for Tibet). Sensibile ai temi sociali è stato anche l’autore del documentario “Gli invisibili” nel quale si è finto un senzatetto per raccontare le storie degli ultimi e le loro esistenze ai margini.                                              fonte https://iltirreno.gelocal.it