Riflessioni sulle “zecche”

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2009: “Negozio ebreo. Zecche vi bruciamo tutti”, su una libreria di Albano laziale
2017: “Le zecche si sono improvvisamente date la voce”, On. Corsaro nei confronti di chi difendeva l’On. Fiano attaccato per essere ebreo
2017: Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia, esprime con un tweet la sua delusione per la mancata approvazione dello Ius Soli. “Zecche subumane” è uno degli insulti più lievi che riceve
2018: Pisa mentre lo aggrediscono gli urlano “Sei una zecca”. Un ragazzo va all’ospedale pestato da due coetanei per motivi politici
2018: Una lettera minatoria ricevuta da Agostino Morgillo dell’ANPI di Caserta: “Zecca rossa, amico dei negri e dei ricchioni”
2018: Ivrea (TO), l’assessora leghista alle Politiche sociali insulta i rom: “Zecche, parassiti, vi devono mozzare le mani”
2018: Roma, “Zecca di merda”, svastiche e insulti al professore antifascista del Liceo Montale di Roma
2019: Il 20 giugno a Roma un diciottenne viene aggredito con un tubo di metallo perché “zecca comunista”, è colpevole di indossare una maglietta del Cinema America occupato
oggi: Matteo Salvini dichiara: “Pure la zecca tedesca mi ha denunciato”

Se si attua una ricerca sull’utilizzo della parola “zecca” come insulto e, più in generale, sull’utilizzo delle cosiddette “parole per ferire” o “parole d’odio”, si evidenzia facilmente come vi sia una incredibile recrudescenza negli ultimi anni. In particolare, il termine “zecca”, utilizzato storicamente per insultare gli Ebrei e, più in generale “i diversi”, è oggi nuovamente utilizzato molto di frequente da chi mira a offendere categorie in base alla loro etnia, appartenenza religiosa o politica e nei confronti delle minoranze. I Social sono pieni di insulti di questo tipo.

Termini come “zecca” sono stati utilizzati nel passato, molto di frequente, da chi deteneva il potere in modo non democratico per infangare, colpire, indicare alla folla come cattivi esempi, esporre al pubblico ludibrio, denigrare, distruggere la dignità e la reputazione dei nemici del potere stesso.
Il totale sdoganamento di questi termini da parte della politica e l’utilizzo vergognoso che ne fa il ministro Matteo Salvini rischia di consegnare definitivamente il nostro Paese nelle mani degli odiatori di professione, a chi rifiuta ogni tipo di dialogo ma utilizza le parole in modo violento per colpire o indicare chi colpire. Un Ministro della Repubblica, in più con il ruolo di Ministro degli Interni, di più, un vicepresidente del Consiglio dovrebbe sapere di non poter permettersi di soffiare, come fa, sul fuoco dell’intolleranza, alimentando un clima di violenza verbale sempre più aggressivo, che è la premessa concreta di azioni violente.

Quando si rompono gli argini della convivenza civile, l’alluvione che ne deriva può avere conseguenze molto gravi perché si dà libero sfogo a un vortice difficile da interrompere. Si alimenta di continuo un circolo vizioso che ci pone in una china di rischio sempre più inclinata alla quale non dobbiamo cedere; non dobbiamo cioè ripagare della stessa moneta chi vuole portarci nel campo dell’odio, della paura, del nemico da abbattere, dell’insulto.

Per questo noi continuiamo a credere nella nonviolenza, nella forza della parola, nel dialogo, nel confronto civile tra posizioni diverse e nella nobiltà della politica. Per questo agli insulti non rispondiamo con altri insulti e ripetiamo a Salvini che, prima o poi, di queste Istituzioni e di queste norme di convivenza civile, che ogni giorno butta nella spazzatura, molto presto avrà infinito bisogno.

Silvja Manzi