RIFONDAZIONE COMUNISTA: CITTADINANZA E DIRITTO DI VOTO PER CHI VIVE E LAVORA IN ITALIA

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Partito della Rifondazione Comunista

Si riaprirà formalmente il 3 ottobre, Giornata della memoria e dell’accoglienza, il dibattito sulla riforma di legge che potrà permettere l’ottenimento della cittadinanza a chi è nata/o cresciuta/o in Italia. Numerose le proposte presentate ma con tanti limiti. La più articolata ad oggi è quella del 2018, prima firmataria Laura Boldrini, che presume però un reddito familiare minimo come requisito. Ancora in fase di definizione le proposte di FI, M5S mentre anche nel Pd sembra emergere un’altra proposta. Rifondazione Comunista chiede che non si ripeta la vergogna della precedente legislatura quando quasi un milione di minori, approvando un testo frutto di infiniti compromessi, sarebbero potuti divenire cittadini. Prevalsero allora le paure e gli interessi di bottega del centro sinistra ennesimo regalo alla Lega. Oggi, per rompere anche il micidiale clima xenofobo, è tempo di osare e di riproporre il diritto di voto almeno alle elezioni amministrative, per chi è stabilmente presente nel paese. Un obiettivo insufficiente ma necessario soprattutto nelle città a trazione leghista. Quando quell’8,7% di persone presenti in Italia avrà la possibilità di decidere da chi essere amministrate, chi vorrà il loro voto dovrà conquistarselo garantendo eguali diritti nell’accesso al lavoro, alla casa, al welfare e all’istruzione. Rifondazione Comunista, che considera questi diritti universali, non teme la sfida.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-.E.

Stefano Galieni, Responsabile nazionale immigrazione PRC-S.E.

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