Ristabilire la popolazione di tigri in Russia

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Stando agli ultimi dati nella Federazione Russa e, in particolare, nell’area meridionale dell’Estremo Oriente russo vivono circa 580-600 esemplari di tigri.

La maggior parte di loro vive nel Territorio del Litorale, nell’area meridionale del Territorio di Khabarovsk. Ultimamente è stato ristabilito un gruppo di tigri nella Regione autonoma ebraica. L’anno scorso si è tentato di ristabilire la popolazione di tigri anche nella Regione dell’Amur. Al momento vi sono ancora tigri in questa zona perché la Regione dell’Amur è diventata a pieno diritto uno degli habitat delle tigri. Vediamo come si svilupperà la situazione in futuro.

— Come state ripristinando la popolazione?

— Purtroppo a volte si trovano tigrotti orfani. Gli esemplari di tigre diventano indipendenti solo compiuti i due anni: fino a quell’età vengono cresciuti dalla madre. Se succede qualcosa alla madre, i tigrotti rimangono da soli e non riescono a sopravvivere. Al momento si cercano attivamente questi animali per aiutarli. Praticamente ogni anno questi tigrotti vengono portati nei centri di riabilitazione. In Russia lasciamo gli animali liberi nella natura in modo che possano cacciare in autonomia e non entrino in conflitto con l’uomo.

Dunque, i luoghi atti a ricevere le tigri vengono scelti con cura dagli scienziati in base a determinati parametri. Gli habitat in cui in passato abitavano esemplari di tigri i quali per qualche ragione sono scomparsi (prevalentemente per colpa dell’uomo) sono ottimali per le nuove tigri. Infatti, in questi luoghi non c’è concorrenza per loro e anzi trovano le condizioni ottimali per sopravvivere. Com’è noto, negli anni ’70 le tigri scomparvero dalla Regione dell’Amur, ma le fonti di sostentamento e l’habitat stesso sono in grado di contribuire al ripristino della loro popolazione. Nella primavera del 2019 sono stati messi in libertà due esemplari di tigre, un maschio e una femmina. Al momento cacciano in autonomia e non sono in conflitto con la popolazione locale.
Gli esemplari che sono stati presi in carico dall’uomo potrebbero essere pericolosi, quindi li dotiamo di collari con GPS integrato. Questi ci permettono di capire dove si trovano. Se una tigre si avvicina a un centro abitato, un gruppo speciale specializzato nella risoluzione di situazioni conflittuali tra uomo e tigre si reca sul posto e cerca di evitare lo scontro. Il collare ci serve per capire se l’animale si è adattato o meno. Se l’animale non si è adattato, viene prelevato dal nuovo habitat e collocato in uno zoo. Nell’ultimo periodo non vi sono stati casi simili.

Il nostro metodo ci permette di lasciare libero l’animale e il collare è uno strumento che ne garantisce il controllo. Se vediamo sul monitor un raggruppamento di puntini, capiamo che l’animale ha passato la notte o ha cacciato lì. Dopo un certo lasso di tempo si recano sul posto alcuni ricercatori che lì trovano o la carcassa di qualche animale o altre tracce di attività. In questo modo riusciamo ad avere uno scorcio sulla vita segreta delle tigri. La seconda e più importante funzione dei collari è che ci permettono di prestare aiuto alle tigri in caso di bisogno.

Al mondo vi sono diverse metodologie per la riabilitazione di tigri, ma nella maggior parte dei casi non funzionano perché purtroppo i predatori si adattano all’uomo e cominciano ad essere addomesticati. Se capiscono che la presenza o meno di cibo dipende dall’uomo, al momento del rilascio nella natura torneranno in un centro abitato, cioè dall’uomo, quando devono mangiare. Vedere comparire un predatore in un centro abitato genera sempre conflitto. In Russia siamo riusciti a insegnare agli animali a non tornare nei centri abitati. Ma poiché è possibile che, se lasciamo andare un animale, questo generi conflitto o che qualcuno si faccia male per colpa sua, abbiamo interrotto questo programma. Lasciamo andare solo quegli animali di cui siamo sicuri al 100%.