Riuso acque reflue per ex ILVA

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“Il Tavolo del CIS di Taranto sta cercando di portare a compimento, con tempi certi, quello che non sono stati in grado di fare in 15 anni la Regione e AQP sul progetto di utilizzo industriale delle acque reflue di Taranto che prevede la realizzazione di un impianto di ultra-affinamento delle acque reflue civili trattate nell’impianto di depurazione di Taranto Bellavista e il loro collettamento fino allo stabilimento siderurgico ex ILVA. Il Sottosegretario Turco, dopo anni di inerzia da parte di tutti gli enti coinvolti, sta finalmente cercando di mettere ordine ai progetti programmati. In quel CIS ci sono infatti progetti caldeggiati da destra e sinistra, di fatto irrealizzabili, per cui sono stati stanziati migliaia di euro, che potrebbero essere reimpiegati per altro: la prova evidente che in questi anni è mancata una visione politica per immaginare un nuovo sviluppo per la città basato sulla riconversione economica. Chi oggi critica il sottosegretario Turco, invece di ringraziarlo per quello che sta facendo, pensa solo a fare sterile polemica politica e non al bene della città”. È quanto dichiara il consigliere del M5S Marco Galante in seguito all’ultima seduta del Tavolo del CIS di Taranto presieduto dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mario Turco.

Il Tavolo del 17 aprile scorso ha ripreso il vecchio progetto di riutilizzo dei reflui depurati per le finalità del siderurgico che oggi utilizza l’acqua del Sinni e del Mar Piccolo. Al progetto, risalente addirittura al 1994 e già inserito nelle prescrizioni dell’AIA del 2011, è stata destinata la somma di 14 milioni di euro con Decreto del Commissario delegato per l’emergenza idrica n. 16 del 22 giugno 2004 – OPCM 3536/06.

“È assurdo e incomprensibile – prosegue Galante – come, dopo quasi 15 anni, non esista una proposta seria e concreta in grado di permettere la cantierizzazione dell’intervento, nonostante le cospicue risorse a disposizione e l’utilizzo di ben 716 mila euro. A dicembre 2017 avevamo anche presentato un’interrogazione per conoscere lo stato della progettazione e le intenzioni della Regione, ma non abbiamo mai avuto risposta. Emiliano e la sua Giunta in 5 anni, così come i loro predecessori, non sono stati in grado di presentare soluzioni progettuali, perdendo tempo prezioso per la salvaguardia di una risorsa idrica, le acque del Sinni e del Tara, utile per esigenze irrigue ed idropotabili. In particolare, il progetto avrebbe permesso di salvaguardare le acque del Sinni e di convogliarle nell’invaso Pappadai, opera fondamentale per fronteggiare la crisi idrica. Giunti a questo punto, spero che tutti i soggetti coinvolti, in particolare AQP, soggetto attuatore e stazione appaltante, e la stessa Arcelor Mittal si attivino per manifestare le loro intenzioni e per fornire al Tavolo soluzioni progettuali prontamente realizzabili, visto che, come evidenziato nel corso dell’incontro i reflui depurati per essere direttamente impiegati per scopi industriali devono avere determinate caratteristiche.”

Nel corso dell’incontro del CIS è stato deciso di attivare un tavolo tecnico che entro 40 giorni dovrà svolgere un’analisi di fattibilità dell’intervento, definire quali caratteristiche tecniche deve avere l’acqua destinata agli impianti siderurgici e verificare i costi di realizzazione e di gestione dell’impianto.

“Per anni – continua Galante – sono state lasciate ferme ingenti risorse pubbliche senza una strategia di utilizzo, il tavolo del CIS ha finalmente imposto tempi certi e fornito un metodo per quantificare correttamente i costi, per integrare il progetto di collettamento con le finalità del ciclo produttivo, per elaborare la documentazione tecnica e per stabilire quantità e caratteristiche dell’acqua da impiegare, pretendendo un serio confronto tra tutti i soggetti coinvolti. È importante che le risorse a disposizione siano impiegate nel miglior modo possibile, assicurando che le acque reflue depurate una volta collettate fino al siderurgico siano effettivamente utilizzabili da parte di Arcelor Mittal. Vogliamo capire la fattibilità del progetto e se ci sia un reale interesse all’utilizzo delle risorse. È impensabile che dopo anni siamo ancora fermi al punto di partenza. La Regione, AQP e Arcelor Mittal – conclude Galante – sono nuovamente chiamate ad assumersi una responsabilità, speriamo che questa sia la volta buona.”