Rosato: “Il Pd lo sapeva, siamo alternativi. Ma non sarà una campagna contro”

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«Veniamo accusati di indebolire il centrosinistra in Puglia con la candidatura a presidente di Ivan Scalfarotto? Il Pd sapeva da tempo che i nostri progetti politici sono alternativi. E in ogni caso noi non faremo una campagna elettorale contro, ma proporremo e lavoreremo insieme ad Azione e a +Europa per un progetto che contrasti i populismi»: così l’onorevole Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi, spiega la decisione di non sostenere la candidatura del governatore uscente, Michele Emiliano, mettendone a rischio la rielezione.

Onorevole Rosato, la legge elettorale pugliese prevede il superamento di uno sbarramento all’8 per cento per le coalizioni e al 4 per cento per le singole liste come condizione per ottenere rappresentanti in Consiglio. Ritiene che quel risultato sia alla portava della coalizione che sosterrà Scalfarotto?
«Vedrà, non saranno i meccanismi elettorali a impedirci di essere presenti nel prossimo Consiglio regionale. Noi interpretiamo quelle soglie come una sfida, non come una penalizzazione».

Quante liste prevedere di presentare a sostegno di Scalfarotto? Se fossero presentate tre liste ci sarebbe il rischio di non superare gli sbarramenti previsti. È possibile che movimenti locali partecipino insieme a voi alle elezioni?
«Stiamo lavorando all’allargamento della coalizione. Comunque sarà il partito a livello locale a decidere cosa fare, insieme agli alleati. E c’è Teresa Bellanova a seguire il caso Puglia, con l’impegno e la dedizione che noi sappiamo ella ha per la sua regione».

Cosa ha impedito una intesa con il Pd?
«Il presidente uscente, Emiliano, non ha dato mai segni di cambiamento nel voler rappresentare un progetto caratterizzato dal populismo. Il Pd ha deciso di ricandidarlo senza mai voler discutere con noi. Si tratta di una scelta legittima, ovviamente, ma ancor più legittimamente noi abbiamo il diritto di andare avanti per la nostra strada, su un progetto politico chiaro».

Qual è l’elemento caratterizzante della nuova coalizione?
«Scalfarotto rappresenta un progetto riformista vero. In questo momento bisogna rimarcare la necessità di avere chiaro in mente che in una situazione economica emergenziale, con la crisi del turismo che sottrae pil e ricchezza ai territori, c’è bisogno di fare squadra. Il nostro candidato, grazie alle sue capacità personali, può e deve rappresentare ciò che serve alla Puglia per affrontare al meglio l’emergenza».

In alcune regioni c’è una intesa di Italia Viva con candidati che sono espressione del Pd. In Puglia vi è un problema particolare con Emiliano?
«In Campania abbiamo sottoscritto un accordo con il presidente uscente, De Luca. La stessa situazione si è realizzata con il candidato presidente in Toscana e nelle Marche. Il Pd non ha mai voluto avviare un confronto con noi su alcun tipo di decisione. Ripeto: il centrosinistra è stato indebolito da scelte assunte senza di noi, non solo in Puglia».

Si riferisce alla Liguria?
«In Liguria il Pd ha scelto di fare un’alleanza con i 5 stelle che sono quelli del No alla Gronda. Noi siamo nettamente alternativi. Lo schema in Liguria sembra quello di fare una prova generale di un progetto politico e non quello di vincere le regionali. Lì era possibile costruire un’alternativa seria in cui, uniti, mettere in campo una candidatura in grado i fronteggiare Toti. A questo punto invece Italia Viva andrà avanti senza il Pd in Puglia, in Veneto e in Liguria, grazie anche all’intesa costruita con Azione e +Europa».

La rottura alle regionali tra Italia Viva e il Pd può avere conseguenze sulla tenuta del governo nazionale?
«Non penso che sia questo il punto. Il governo in questo momento ha la preoccupazione di trovare soluzioni con cui far fronte alla crisi economica del Paese. In questo quadro bisogna lavorare, senza perdersi in discussioni inutili e mettendo al bando non solo le discussione nella maggioranza ma anche quelle con le opposizioni».