Salario minimo: Damiano, da versione M5S rischi per diritti e tutele

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“Per quanto riguarda la proposta di legge sul salario minimo concordo con quanto detto da Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria. Siamo di fronte a continui proclami che annunciano la sua prossima realizzazione, ma non si conoscono ancora i contenuti reali della proposta”. Lo dichiara Cesare Damiano, dirigente del Partito democratico, a proposito delle tesi sul salario minimo espresse oggi sui media dal vice-presidente di Confindustria Maurizio Stirpe. “Se, per salario minimo lordo – spiega – ci si riferisce ai minimi tabellari previsti dai contratti nazionali di lavoro, bisogna sapere che essi sono ‘lordi’ perche’ contengono i contributi previdenziali pagati dai lavoratori (di poco superiori al 9%, perche’ il restante 24% e’ a carico delle aziende e non conteggiato), l’aliquota Irpef e le addizionali comunali e regionali. Il resto e’ fuori e, quindi, si deve aggiungere. Sto parlando appunto dei ratei di ferie, tredicesima e Tfr, di cui ha parlato Stirpe. Se si considerano anche queste voci quasi tutti i contratti (non parlo di quelli ‘pirata’ che vanno cancellati) raggiungono la soglia dei 9 euro lordi orari. Stiamo parlando di questo? Il Governo lo chiarisca, altrimenti c’e’ il rischio di far saltare in aria, per una bandierina propagandistica, interi settori produttivi con la conseguente fuga delle imprese dal sistema contrattuale. Se un’azienda dovra’ rispettare, per legge, solo il salario minimo, non avra’ alcun interesse a contrattare su altri temi che costituiscono una indispensabile protezione sociale del lavoro e che, oggi, i contratti garantiscono”. “Il rischio e’ quello di dire addio ai diritti e alle tutele, che non rientrano nella paga oraria. Sarebbe un enorme danno per i lavoratori”, conclude.