Salvini come Silvio: ha paura dei processi e aggredisce i giudici

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Raccontano che Matteo Salvini, dal 17 aprile scorso, giorno del rinvio a giudizio per sequestro di persona nel caso Open Arms a Palermo, sia preoccupato

Perché oltre a sentire il fiato sul collo di Giorgia Meloni, che ogni settimana gli rosicchia mezzo punto nei sondaggi, il leader della Lega teme quel processo per un motivo: gli effetti della legge Severino che potrebbero stroncare sul nascere la sua corsa a Palazzo Chigi o, ancora peggio, interrompere un possibile futuro incarico da premier. Quella norma, che nel 2013 portò già alla decadenza dal Senato di Berlusconi, infatti prevede l’incandidabilità o l’ineleggibilità per il parlamentare che abbia avuto una condanna superiore ai due anni o la decadenza (anche da membro del governo) se il mandato è in corso. Ipotesi non peregrina visto che il reato di sequestro di persona per cui Salvini è imputato a Palermo prevede una pena fino a 15 anni. “Se condannato Salvini rischia di essere un leader zoppo” dice un big del Carroccio.

E se Salvini sfrutterà il processo in campagna elettorale come “martire” della giustizia, giovedì a Porta a Porta ha lanciato un segnale preciso: il Carroccio raccoglierà le firme per alcuni quesiti referendari sulla giustizia con i Radicali. Ci sarà la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere e proprio l’abolizione della legge Severino che tanto fa paura a Salvini.

Ci sta lavorando la responsabile Giustizia della Lega, Giulia Bongiorno, peraltro avvocata del leader nei processi siciliani, insieme al segretario dei Radicali Maurizio Turco. Entro metà giugno in Cassazione dovranno presentare i quesiti e la raccolta firme si svolgerà nei mesi estivi in coincidenza con la campagna elettorale. Tra l’altro l’occasione potrebbe arrivare dal Recovery Plan: il Piano prevede una revisione della legge Severino. Il leader del Carroccio comunque vuole velocizzare i tempi per andare a Palazzo Chigi e non è un caso che due giorni fa sia stato il primo a lanciare la corsa di Draghi al Quirinale: “Lo sosterremo” ha detto Salvini che, rispetto a Giancarlo Giorgetti, non vuole che il governo duri fino al 2023

Ieri è stata un’altra giornata di scontro tra Salvini e Meloni sulle Amministrative. Dopo la rinuncia di Albertini e l’accusa del leghista (“io costruisco e qualcun altro disfa”), Meloni gli ha mandato un sms per fargli sapere che FdI “non ha messo veti su nessun candidato” e che “basta parlarsi”. All’ora di pranzo, mentre qualcuno parlava di una non risposta di Salvini, fonti della Lega hanno fatto trapelare “soddisfazione” per i “no” ai veti su Albertini e Bertolaso e hanno lanciato un tavolo per le Amministrative che ci sarà mercoledì.

Peccato che Salvini, che chiederà l’abolizione del coprifuoco in Cdm, non ci sarà, ufficialmente perché “impegnato sull’udienza Gregoretti di venerdì” ma il motivo è politico: non vuole aprire dossier spinosi come il Copasir e piegarsi alla richiesta di FdI. Tant’è che al tavolo non ci saranno i leader ma i responsabili enti locali Stefano Locatelli, Maurizio Gasparri e Guido Castelli e si parlerà solo dei capoluoghi di provincia e non delle grandi città. Nel frattempo Salvini potrebbe essere convocato dal Copasir per aver detto, sulla vicenda Renzi-Mancini, che ha incontrato “decine di uomini dei Servizi”.

di Giacomo Salvini