Sanità: da Bergamo lo studio che sconfigge la leucemia linfoblastica nell’86% dei casi

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Chemist working cautiously with blue liquid and futuristic interface showing DNA diagram

Con alcune cellule da laboratorio la leucemia linfoblastica acuta è scomparsa nell’86% dei casi: questi gli importanti risultati di uno studio pubblicato sul prestigioso “The Journal of Clinical Investigation” sviluppato nei laboratori di ricerca della Fondazione Tettamanti, coordinato dal Centro di emato-oncologia pediatrica della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la Mamma con la collaborazione di Alessandro Rambaldi, responsabile del reparto di Ematologia e Centro Trapianto di midollo osseo dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La speranza di guarigione arriva ai pazienti attraverso un particolare tipo di cellule ingegnerizzate, denominate “Carcik”, che hanno un’attività antitumorale molto promettente, facendo scomparire completamente il tumore in 6 pazienti su 7.

Parliamo di particolari cellule Car-T ottenute a partire dalle cellule del sistema immunitario T di donatori sani e opportunamente modificate in laboratorio, così da potenziare le loro capacità di riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Nel loro studio, i ricercatori hanno testato quattro diversi dosaggi di cellule Carcik dirette contro l’antigene CD19 su tredici pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B, di cui quattro pediatrici e nove adulti, con una singola somministrazione di tali cellule.

Una scoperta davvero straordinaria, che risalta ancora di più se consideriamo che i pazienti erano stati già sottoposti senza successo a diverse linee di terapia e ad almeno un trapianto allogenico di cellule staminali, dopo il quale, però, la malattia aveva sempre recidivato.