Sardine: “Referendum? Parlamento declassato a scatoletta di tonno”

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Ha vinto il Sì. Era prevedibile, dopo dieci anni di propaganda di delegittimazione dell’azione politica. Dieci anni di Parlamento umiliato e declassato a ‘scatoletta di Tonno’, di politici raccontati come fannulloni e ladri, di avversità a tutto ciò che era pensiero e progetto politico”. Lo scrivono le Sardine in una nota sul voto referendario sul taglio dei parlamentari.

“Un Sì che è il risultato di un clima punitivo, di disprezzo delle istituzioni che dal canto loro non hanno fatto molto per non farsi disprezzare – attaccano – . Un Sì che ha di fatto assunto l’ideologia di uno stato etico e non parlamentare con tutte le conseguenze che questo approccio comporta”.

Per il movimento nato in Emilia lo scorso novembre “nessun plebiscito come immaginato fino a due mesi fa e questo nonostante lo schieramento compatto dei partiti maggiori e la compressione degli spazi sui media come certificata e sansionato da Agcom. Rimangono le nostre ragioni del No, certamente più difficili da far passare di fronte a sforbiciate di striscioni, ma che rivendichiamo. Siamo nate per ricucire e ricostruire il rapporto tra cittadini e politica e non potevamo tacere di fronte a una proposta maldestra e ipocrita”.

“Il legittimo esito referendario consegna, di fatto, la rappresentanza del Paese nelle mani delle segreterie di partito ed è per questa ragione che la nostra battaglia per il no diventa una mobilitazione costante di vigilanza democratica sulla selezione delle classi dirigenti”, spiegano le Sardine.

Al voto “hanno vinto gli attivisti, le sardine, i militanti del Pd e i cittadini che in questi mesi difficili hanno scelto di esserci, di dire la loro, di rimboccarsi le maniche anche quando l’offerta politica non era certo esaltante”, continuano le Sardine sul voto delle regionali, sottolineando come “hanno vinto perché non sono scaduti nel ‘sono tutti uguali’. Hanno vinto perché hanno saputo fare squadra. Speriamo che qualcuno se ne accorga, almeno questa volta”.

Poi il movimento mette in fila gli sconfitti, a partire da “Salvini, sconfitto senza appello anche nella sua aerea di riferimento e all’interno della sua stessa coalizione (leghisti meridionali, meditate)”. E ancora “ha perso la Ceccardi, nonostante il suo strumentale tentativo di mimetizzarsi indossando, per l’occasione, un volto moderato e perbenista. Ha vinto la Toscana, che nonostante l’offerta ‘tiepida’, ha difeso la sua Storia democratica ed antifascista”.

“Hanno perso – aggiungono – Fitto, Scalfarotto e Laricchia, e in Puglia si è affermato il risultato politico maggiormente rilevante sia nei rapporti di forza governativi, sia come opportunità di ripensare ad un nuovo meridionalismo”. E ancora: “Ha perso Renzi, che ha deciso ancora una volta di misurarsi in maniera muscolare e ancora una volta ha dimostrato la sua presuntuosa inconsistenza ed evidente debolezza perfino nella sua Toscana”.

Per le Sardine “non ha vinto- come avrebbe voluto- la Meloni trascinata nella sconfitta del centrodestra a trazione salviniana. – Ha vinto la segreteria di Zingaretti, nonostante le ambigue scelte di sindaci e presidenti di Regione che pensavano di ribaltare i rapporti di forza nel governo e nel partito attraverso strategie destabilizzanti””.