SARTI E COSSIGA, OVVERO LA “GRANDA” DC VISTA DA VICINO DA GHISOLFI

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Nel decennale della scomparsa del Presidente “picconatore”, il Banchiere ricorda il momento in cui lo intervistò a Cuneo a casa di Adolfo Sarti, raffinato e autorevole Politico democristiano che fu sempre molto legato all’ultimo Capo dello Stato della “Prima Repubblica”

Erano gli anni in cui la “Balena Bianca”, nella Provincia che fu dei liberali Giolitti ed Einaudi, arrivava a raccogliere anche la maggioranza assoluta dei voti a ogni livello di consultazione elettorale, dai Comuni ai collegi di Camera e Senato. Il partito democristiano presidiava infatti il vasto mondo contadino e rurale con autentici campioni delle preferenze quali Natale Carlotto e Giovanna Tealdi, e allo stesso tempo intratteneva relazioni decisive con i piani alti delle Istituzioni dello Stato attraverso il flemmatico giurista e intellettuale Adolfo Sarti la cui scomparsa nel 1992, dovuta a una malattia che da tempo affliggeva, segnò malinconicamente lo spartiacque fra la Prima e la Seconda Repubblica.

Dal fronte laico Repubblicano, fu più volte “Visto da vicino” e intervistato da Beppe Ghisolfi, che così lo definisce nel proprio best sellers numero 5 edito da Nino Aragno: “Il politico DC più brillante che la Provincia di Cuneo abbia espresso negli ultimi 50 anni. Anche se Carlotto e Carlo Baldi raccoglievano più voti, le sue relazioni gli consentivano di ottenere incarichi superiori. Più volte Ministro, era molto legato a Francesco Cossiga, che venne a trovarlo a casa sua a Cuneo durante la malattia. In quell’occasione Adolfi mi informò della sua visita e mi consentì di intervistarlo nel salotto della sua abitazione”.

Profondo lettore e conoscitore di Marcel Proust e del suo “tempo perduto”, Sarti arricchiva i propri discorsi di citazioni, il che faceva di lui un amico e interlocutore di Piero Fraire “altro affascinante politico letterato”. Con i propri aneddoti accompagnava le interviste realizzate da Ghisolfi per il giornale “Il Cuneo”, anche se molti di essi non erano pubblicabili “perché avrebbero scatenato un putiferio tra lotte interne al partito, miserie umane, vanità, beghe di potere”. Viceversa, tra l’Autore e Sarti stesso, i sentimenti di reciproca amicizia e stima personale rimanevano tali nel contesto della dialettica a tratti ironica ma leale tra i Partiti: come quando il politico DC, in un proprio corsivo apparso sul giornale cuneese democristiano “La Vedetta”, ebbe a definire “il gatto e la volpe” il duo formato da “Peo” Marengo e Ghisolfi stesso che si accingeva a candidarsi al Parlamento nel PRI di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini.

Alla vigilia dello scandalo P2, all’inizio degli anni Ottanta, di Sarti allora Ministro si parlava come di un possibile Capo del Governo. Non ce ne fu il tempo. “Non si è mai capito se la domanda per aderire alla loggia di Gelli fosse stata presentata e subito ritirata, o se si trattasse di una montatura – appunta Ghisolfi – Il colpo fu enorme. Ci vollero anni per riprendersi e la DC, impietosa, lo mise gradualmente da parte. Per alcuni periodi ebbe accanto a sé solo la raffinatissima moglie Lidia Maria Chicca e pochissimi amici tra gli innumerevoli che aveva gratificato”.

“Protagonista senza eredi della storia politica provinciale cuneese, ha lasciato un vuoto tuttora da colmare”: così Sarti nella definizione di Carlo Benigni, intellettuale che della DC è un profondo conoscitore.

Di certo, quel 1992, che inizia con la scomparsa di Sarti e continua con le volutamente traumatiche dimissioni anticipate di Cossiga da Presidente della Repubblica, segna con mestizia la conclusione di un’epoca che – come ricorda Ghisolfi a proposito anche di altri personaggi e personalità “Viste da vicino” – aveva espresso indiscussi “cavalli di razza” ed esempi di competenza nella politica e nelle Istituzioni, ma allo stesso tempo si era distinta per lotte e scontri di potere all’interno delle grandi famiglie partitiche e politiche solo all’apparenza strutturate come blocchi monolitici.