Scattano divieti e numero chiuso per i turisti nel Parco nazionale d’Abruzzo

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Scattano divieti e numero chiuso per i turisti nel Parco nazionale d’Abruzzo allo scopo di non disturbare gli orsi bruni (specie a rischio d’estinzione) nel periodo di alimentazione del ramno, la pianta più ricercata dai marsicani, golosi delle bacche amarognole. L’ordinanza è stata emessa dal Pnalm e interessa diverse zone dell’area protetta, tra le più importanti d’Italia.

Sentieri limitati e numero chiuso
A firmare il provvedimento è stato il direttore facenti funzioni dell’ente montano, Renato Di Cola. Per oltre un mese, dall’inizio di agosto fino a metà settembre, sarà limitato l’accesso dei visitatori. Sette le aree interessate tra monte Valle Caprara, monte Schienacavallo, monte Marcolano, Rocca Genovese, Valico di monte Tranquillo, monte Serrone e monte Ortella, dove è consentito entrare solo in alcuni sentieri (B2 e B3, C3, R5,R7 e R4) ed è vietato uscire da questi tracciati. Inoltre il sentiero C5 e il B4, nel tratto tra valico di Vallicano e valle Carbonara, resteranno chiusi ai turisti. Il parco d’Abruzzo ha anche deciso che l’accesso fino al rifugio di Iorio è permesso solo a un massimo di venti persone al giorno (giovedì, venerdì e sabato), accompagnate da una guida, che potranno percorrere pure un tratto del sentiero C5.

Sanzioni per i trasgressori
Per le visite è previsto il pagamento di una tariffa, mentre i residenti di Pescasseroli, in provincia dell’Aquila (dove in località Collo Bassi lo scorso giugno sono stati trovati i resti di un cucciolo orso) e di Campoli Appennino (Frosinone), sono previsti permessi gratuiti. Per i trasgressori scatteranno sanzioni. In tutta l’area del #PNALM si calcola la presenza di circa cinquanta orsi (undici i nati nel 2018), con una densità di tre-quattro esemplari ogni cento chilometri quadrati. «Alcuni comportamenti – spiegano dal Parco nazionale d’Abruzzo – possono costituire fattore di notevole disturbo per gli orsi che si alimentano presso le piante di ramno, come comprovato anche dalle ricerche e dalle attività di monitoraggio svolte dal servizio scientifico dell’ente parco».