SCONTRINO FISCALE: DAL 1° LUGLIO ARRIVA LA TRASMISSIONE TELEMATICA

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AL 1° LUGLIO ADDIO SCONTRINO FISCALE PER CIRCA 2800 ESERCIZI PADOVANI: ARRIVA LA TRASMISSIONE TELEMATICA ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “NECESSARIA LA PROROGA AL 1° GENNAIO 2020: MANCANO ANCORA I DECRETI E C’E’ IL RISCHIO DI CONFUSIONE NEI CONSUMATORI”
Dal 1° luglio interesserà solo quelli che superano i 400 milioni di volume d’affari annui (cifra non enorme visto che a Padova e provincia interesserà circa il 10% degli esercizi, pari a circa 2800 attività), ma dal 1° gennaio del 2020 l’obbligo riguarderà tutti i commercianti al dettaglio.
Stiamo parlando del nuovo scontrino che non sarà più fiscale ma che servirà per la trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate.
In pratica, a distanza di 36 anni dal suo varo nel 1983, lo scontrino cambia pelle (servirà per resi e garanzie), ma lo fa portandosi appresso non pochi problemi.
“Il primo – dichiara il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – è un problema di opportunità: ha senso diversificare l’entrata in vigore del provvedimento creando confusione nel consumatore che in un esercizio si vedrà consegnare lo scontrino fiscale e in un altro no?”.
“Il secondo – aggiungono all’ufficio tributario dell’Ascom – è che i tempi per l’entrata in vigore dal prossimo luglio del nuovo obbligo, peraltro introdotto a poca distanza temporale dalla fatturazione elettronica nei rapporti tra soggetti privati e in concomitanza del debutto in dichiarazione dei redditi dei nuovi “Indici sintetici di affidabilità fiscale” (Isa), sono troppo brevi”.
In tutta Italia, secondo Confcommercio, saranno più di 260 mila gli “obbligati” dal primo luglio, ma dal 1° gennaio del 2020 saranno ben 2 milioni i commercianti che dovranno sostituire i registratori di cassa analogici con quelli digitali, o adattare i vecchi strumenti (ma è importante che non siano troppo vecchi) con un apposito software.
“Il che significa – commenta Bertin – che bisognerà affrontare nuovi costi”.
Sommariamente: un registratore di cassa nuovo ha un costo che può aggirarsi tra gli 800 e i mille euro, mentre adattarne uno vecchio, sempre che sia possibile, costerà intorno ai 150 euro che, in parte, saranno rimborsabili.
“Diciamo che è previsto — continuano all’ufficio tributario dell’Ascom — un contributo, sotto forma di credito d’imposta, pari al 50% della spesa per l’acquisto, ma non oltre 250 euro; e di 50 euro per chi riesce ad adattare il vecchio strumento che ha in negozio”.
Tutto qui? Manco per idea! Il quadro normativo è ancora di là da venire nel senso che mancano due decreti ministeriali: il primo, in capo al ministero guidato da Tria, che dovrà indicare le categorie economiche escluse, come avviene già adesso per gli scontrini fiscali; e il secondo, del Ministero dell’Economia e Finanze e dello Sviluppo economico, che dovrà individuare le zone del Paese dove non c’è sufficiente connessione e quindi si dovrà continuare a emettere lo scontrino in forma cartacea. Sembra poi che almeno una parte di chi produce i nuovi registratori non sia ancora pronto e lo sarà solo per fine maggio.
“Mi sembra pacifico – sintetizza il presidente Bertin – che a questo punto un rinvio si imponga e la nostra proposta, che abbiamo formalizzato come Confcommercio, è quella di rinviare tutto al 1° gennaio dell’anno prossimo”.
La proposta verrà accolta?
“Noi siamo convinti che non si possa fare diversamente – concludono gli esperti dell’ufficio tributario dell’Ascom – ma, nel dubbio, stiamo contattando i nostri associati che sono interessati alla scadenza di luglio perché non si facciano cogliere impreparati”.