“Secondo la Uil, abbiamo salvato 5 milioni di posti. La nostra disoccupazione oggi è all’8,8%”

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L’economia verde salverà i posti di lavoro messi in pericolo dalla crisi del coronavirus. Quando si chiuderà l’ombrello del blocco dei licenziamenti “sarà possibile evitare il disastro dell’occupazione”. Lo dice Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro, in un’intervista a La Stampa. “Bce riconosce la bontà della nostra terapia”, sottolinea.
Con il blocco dei licenziamenti e gli aiuti alle imprese, “secondo la Uil, abbiamo salvato 5 milioni di posti. La nostra disoccupazione oggi è all’8,8 per cento, in Spagna è al 15,3”.
Ci sono settori più penalizzati “sui quali intervenire. Penso a turismo, spettacolo, fiere sui quali ho aperto specifici tavoli insieme al ministro Franceschini. Ma da settembre fiere e congressi ripartiranno”.
Servono “interventi in profondità. Come il Fondo nuove competenze. E’ pensato per riqualificare i lavoratori”. Poi “stiamo preparando piani per il rilancio del Paese che creano anche nuovi posti di lavoro – spiega – investimenti nel digitale, in economia verde, grandi infrastrutture, bonus al 110 per cento già inserito nel decreto Rilancio”. Così si creereanno “fino a 500 mila posti solo per i green jobs”.
Per evitare l’assistenza “dobbiamo aiutare chi cerca lavoro.
Per questo abbiamo deciso di assumere 11.600 nuove persone nei centri per l’impiego. Così avremo in tutto 20mila addetti nelle strutture pubbliche cui si aggiungono altri 15 mila in quelle private. In tutto 35 mila persone distribuite sul territorio per aiutare chi cerca lavoro”. Lo smart working è “certamente un’opportunità che può avere anche effetti positivi sulla produttività.
Naturalmente va applicato con prudenza, non in modo intensivo come durante il lockdown”. Per quanto riguarda l’Ilva, l’acciaio “è un asset strategico per l’Italia. Non possiamo assolutamente rinunciarci. Dobbiamo pensare a una riconversione ecologica della produzione”. Per Alitalia “non ci sono esuberi nel piano del governo. Certo, il settore aereo è tra quelli che ha pagato di più l’epidemia”.