SGARBI ATTACCA LA RAGGI MA INTANTO RISCHIA IL PROCESSO PER FALSA AUTENTICAZIONE DI DIVERSI QUADRI D’AUTORE

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La campagna elettorale della destra per le amministrative di ottobre è iniziata

E, se il buongiorno si vede dal mattino, non potremo aspettarci proposte concrete per le nostre grandi città, bensì solo insulti agli avversari. Come quello che è arrivato ieri dall’assessore alla cultura capitolino in pectore (se ahimè vincesse Michetti), Vittorio Sgarbi che ha attaccato la Sindaca Raggi, rea di aver criticato l’onorevole Sgarbi per le sue note foto sul water. ”Essendo priva di pensiero -ha scritto Sgarbi – la sindachessa Raggi dimentica che anche lei, come tutti, almeno una volta al giorno sta seduta sul water, pensatoio perfetto.

In ogni caso, meglio stare seduti, miti e tranquilli, sul water, che esistere solo grazie alla violenza verbale e ai vaffanculo del padre di uno stupratore di donne. A questa scuola si è formata, e per questo malauguratamente, esiste la Raggi. Se ne stia tranquilla al cesso”. Come si dice a Roma a Sgarbi è caduta la corona, ohibò!

Il post è una risposta a quanto detto dalla prima cittadina e candidata dell’M5S al secondo mandato, a L’Aria che Tira. Nel rispondere a Myrta Merlino, infatti, la sindaca di Roma uscente ha spiegato che il centrodestra tra la discesa in campo di Enrico Michetti, quella di Simonetta Matone e quella di Vittorio Sgarbi ”ne mette insieme tre per farne uno”.

Poi, in particolare, sul critico d’arte, ha aggiunto: ”Spero che Sgarbi non voglia fare il ministro della cultura e del rinascimento dal water di casa sua, ci ricordiamo tutti quelle foto. Roma non ha bisogno di persone che si fanno foto nude o sul water“. Come darle torto? Tra l’altro ieri la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per il critico d’arte, accusato di aver falsificato almeno 32 quadri del maestro marchigiano De Dominicis che lui, sostiene la procura, sapeva essere palesemente falsi.

Oggi il gup dovrà decidere se mandare Sgarbi a processo, ma già le accuse, per un aspirante alla poltrone dell’assessorato alla Cultura, non sono certo il miglior biglietto da visita.

Mauro Coltorti