Shifra Horn – Scorpion dance – Roma, Fazi, 2016, 425 p. (181)

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Può trattarsi di una personale visione o di una qualche remora culturale legata all’olocausto e prima ancora alla storia biblica di questo “popolo senza pace”, ma troviamo quasi tutti gli autori israeliani un po’ angoscianti (tranne forse Oz in qualche suo testo) – come Allen lo è nei suoi film – o quanto meno tristi, come lo è questo libro, che però, tutto sommato, merita essere letto per le indubbie capacità narrative dell’autrice. Questo, sia per il suo intrecciare in modo approfondito trame, sentimenti, emozionalità ed introspezione umana, sia per l’efficace inquadramento storico delle vicende narrate, che si alternano tra gli anni della guerra contro i nazisti, i campi di concentramento, il post Guerra dei Sei Giorni, le vicende recenti della fatwa contro Salman Rushdie e la contemporaneità di molti sopravvissuti che ripercorrono a ritroso in flash-back introspettivi il loro vissuto ed i loro ricordi di bambini, come il protagonista di questo libro, Orione, che ha perso il padre (mai conosciuto) nella Guerra dei Sei Giorni, cresciuto “con due mamme”, un’originale stranezza che intriga tutto il testo.

A tratti pare, però, che i veri protagonisti delle oltre 400 pagine – sempre presenti nella narrazione, dalle prime righe alle ultime, pure nella drammaticità se non tragicità delle vicende – siano un pappagallo dal nome femminile, Sarah, ed un vaso contenente cenere (forse!) residua dei libri bruciati dai nazisti nel Bȕcherverbrennunggen, il rogo realmente accaduto il 10 maggio 1933 (ed in altre date successive) di circa 25mila volumi, il più grande attentato alla cultura del Novecento insieme con le azioni contro il Patrimonio dell’Umanità perpetrate da alcuni fanatici mussulmani in un più recente passato. Quasi ad indicare che le vicende personali e quelle generali, storiche, sono strettamente legate da un cordone ombelicale che è difficile recidere. Ed anche, infine, con la consapevolezza che”…dove si bruciano i libri si bruciano prima o poi anche le persone”. Orione oggi fa il bibliotecario e si dedica alla raccolta proprio di “volumi bruciati” facendo l’itinerante di prestiti con un vecchio furgoncino da gelataio, Falada, trasformato in biblioteca con tanto di musica…

Le “due mamme” sono la conseguenza della scelta fatta da quella naturale che, rimasta vedova ancora giovane, abbandona, o meglio, affida il figlio piccolissimo alla madre/nonna adottiva di origini tedesche, Johanna, che odia la Germania e che vive sotto il loro appartamento in un garage dal portone di ferro, per fuggire in Australia e seguire il suo nuovo amore.

L’intricata vicenda, che il protagonista sbroglierà faticosamente col tempo, porta alla luce un passato di campi di concentramento, di una giovane levatrice che strappa alla morte certa il padre di Orione, e di misteri e segreti di individuali personalità complesse capaci di vivere di passioni, slanci, ricordi ed anche invenzioni per “sopravvivere”.

La vita di Orione raggiunge una svolta definitiva quando incontra la sua “Basherte”, Christina-Anna, cantante lirica, la sua gioia più grande, il suo futuro, i suoi desideri: il suo destino e la sua vita, per cui abbandona tutti i suoi ricordi e s’immola al suo altare … per un finale semi atteso.

Un “opprimente e soffocante” glicine, un lillà ed i colori, i profumi ed i messaggi reconditi dei fiori fanno da contorno a questa travolgente narrazione di “emozioni forti, ebraiche, fuori dalle righe”.

Franco Cortese Notizie in un click