Si avvicina quel giorno

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Intervista a Gianluca Bordiga, autore del libro “L’ultima fila in alto”.

Da indiscrezioni editoriali pare imminente l’uscita del Suo libro…

Si, proprio pochi giorni fa la casa editrice, ECHOS EDIZIONI, m’ha comunicato che il libro sarà disponibile in tutte le librerie d’Italia dal prossimo mese di aprile, tra poco più di 1 mese. Negli stessi giorni mi ha comunicato la decisione per la copertina: è un acquerello della pittrice Tatiana Smirnova, origine Russa, vive a Padova, rappresenta me da giovane mentre osservo il lago; lo ha dipinto nella scorsa primavera per dedicarlo al mio libro; mi ha colpito molto sia l’opera che il gesto, è stato proposto alla casa editrice e lo ha valutato positivamente. Ne sono felicissimo e ringrazio tanto sia la pittrice che la casa editrice. Il libro, da aprile, si potrà acquistare anche on-line sul sito di ECHOS EDIZIONI.
Cosa si prova in questa attesa, che le sembrerà infinita…
Ho iniziato a scriverlo il 3 marzo 2020, l’ho terminato dopo 4 mesi il 30 giugno; è vero, l’attesa così lunga, generata dalla pandemia che ha arrestato anche le attività culturali e in particolare ha annullato quei momenti intensi ed emozionanti dei racconti e dei dialoghi delle presentazioni dei libri, tra gli autori ed il pubblico e dove il pubblico vorrebbe lasciarsi trasportare dal desiderio di rivolgere domande, e dove il pubblico vorrebbe acquistarlo direttamente ma non si può, ecco, quei momenti sono sospesi ormai da 1 anno e la loro ripresa è un’attesa che sembra non finire mai; ancor di più lo è nel mio caso perché è il primo libro.
Sa che dopo l’uscita, il Suo parere sarà valutato in modo diverso?
Non lo so ma francamente lo auspico perché nel libro ho cercato di rappresentare anche i decenni del mio impegno personale tenace e perseverante ad organizzare formazioni sociali che difendessero senza sudditanza psicologica il territorio in cui si vive, sulla base di un principio sostanzialmente etico, e oggi posso dire che grazie alla fedeltà a questo valore sono arrivati dei risultati molto positivi, col tempo, e fanno vivere meglio l’intera comunità. Auspico quindi che tutti i particolari momenti dell’attività di salvaguardia ambientale nei quali ho preso parte, ed i retroscena forti che solo una dozzina di persone conoscono bene per averli vissuti con me direttamente, col mio libro diventino molto noti, e saranno motivo di sprone per tutti, ad occuparsi con coraggio e costanza dell’ambito territoriale dove si è cresciuti e dove si vive, per difenderlo nel solco della sostenibilità ambientale, scuotendo la propria coscienza, diffidando e combattendo ogni forma di speculazione, quella politica, che è la più subdola e grave, e quella pecuniaria. Auspico di avere il modo di aiutare il più possibile i territori a darsi entusiasmo nell’agire per la propria autodifesa.
Inizierà un lungo accompagnamento, al Suo libro, da dove partirà?
Penso che verso fine aprile faremo la “prima presentazione” al pubblico, diversamente dall’idea iniziale, potrebbe essere la città di Brescia il primo appuntamento, forse in una sede istituzionale. Poi andremo ovunque verrà richiesto; ad oggi ci sono sedici inviti con data da destinarsi, nella provincia bresciana, nel mantovano e in trentino.
Che contributo pensa possa dare, ad educare su come si tratta l’ambiente?
Soprattutto può far comprendere che i risultati importanti, che sono per primi la difesa del deflusso ecologico dei corsi d’acqua e degli specchi d’acqua, ed il ripristino della loro purezza, dai quali discende un’impostazione culturale dell’uomo che lo può portare ad essere utile al mondo e alle future generazioni, e non dannoso, quei risultati positivi arrivano se ci si crede e si agisce senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà e dall’eventuale isolamento. La mia storia dell’impegno pubblico, che nel libro racconto sotto ogni profilo, non è fatta di strade spianate e di ruoli simbolici, o di lavori facili, ma è di un cammino iniziato nella semplice serenità della dignità di una famiglia che faceva attentamente i conti per sbarcare il lunario e che involontariamente il suo percorso è diventato un campo minato; è per tutto questo passato, che poi mi ha formato un dolcissimo e rassicurante equilibrio interiore, che ho cercato nell’agire per la collettività più ampia il senso della soddisfazione di vivere, trovandolo.
Le scuole che ruolo possono avere, stando a ciò che nel Suo libro scrive?
Possono divulgare l’essenza del mio libro: il desiderio di sentirsi utile alla terra pur potendone curare solo un piccolo angolo; in fondo è stupido fare i preziosi, ovvero non darsi all’impegno pubblico, sociale e per la salvaguardia dell’ambiente, se non c’è una prospettiva di successo, perché questo è un comportamento autolesionista che diventa anche molto diseducativo, e contribuisce a svuotare di responsabilità e di valori la persona. La scuola dovrebbe portare ad esempio quanto riescono a fare per il bene collettivo le varie formazioni sociali no-profit che curano il patrimonio ambientale dedicandovi anni ed anni della vita.
Un pensiero verso la sua famiglia, che spesso durante la stesura della Sua opera sarà stata un po’ in disparte…
Dal momento che mi hanno visto molto determinato a scrivere il libro, e comprendevano che facevo affidamento alla mia memoria mentale, mi hanno riservato una sensibilità emozionante; tutti, mia moglie ed i miei figli, se volevano parlare con me o ne avevano bisogno aspettavano che mi sedessi a tavola; ma quando ero al mio tavolo a scrivere non hanno mai interferito. Sono stato assolutamente rispettato in questa ambizione, nel senso etimologico e quindi positivo del verbo.

Intervista di Aruspex