Si chiude il miglior anno di Wall Street dal 1997

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Per il New York Times, il 2019 è stato la miglior annata per Wall Street dal 1997. Ha chiuso infatti con guadagni tra il 22 e il 35% per i suoi indicatori principali: sono andati ai massimi storici dopo alcuni risultati aziendali migliori del previsto e i tre tagli dei tassi di interesse. Un vero e proprio record, conseguito nonostante i timori di una guerra commerciale con la Cina e di una possibile recessione.

Al netto dell’ultima sessione dell’anno, in cui viaggia poco mosso, il Dow Jones Industrials è salito di oltre il 22% a oltre 28.000 punti, l’S&P 500 del 29% e il Nasdaq del 35%, con un record a novembre: un fenomeno soprannominato “Santa’s Rally”. In particolare, è stato un anno molto positivo per le aziende tecnologiche: ad esempio, il valore è aumentato di circa l’84%, o Microsoft del 56%. La Borsa di New York estende così il suo ciclo di rialzi più lungo della storia, nonostante l’ombra di una recessione determinata da diversi investimenti nella curva dei rendimenti dei titoli di Stato, considerati un segnale di allarme affidabile.

Alcuni analisti temevano una “recessione degli utili aziendali” ma la maggior parte dell’indice S&P 500 ha fornito una “sorpresa positiva” nel terzo trimestre con utili per azione superiori al previsto. Wall Street ha reagito premiando queste sorprese positive, anche se secondo gli analisti i guadagni dell’S&P 500 sono diminuiti del 2,7% su base annua nel terzo trimestre e che per l’ultimo trimestre il calo è dell’1,5% rispetto al 2018. Piuttosto, il fattore che quest’anno ha causato la maggiore incertezza è stata la guerra commerciale con la Cina.

Nel frattempo, quest’anno la Federal Reserve ha invertito la tendenza della sua politica monetaria e, per la prima volta dal 2008, ha tagliato i tassi di interesse per un totale di tre volte in risposta alle preoccupazioni per il rallentamento dell’economia. Inoltre, a ottobre la banca centrale ha annunciato che avrebbe acquistato titoli del Tesoro per il secondo trimestre del 2020 per circa 60 miliardi di dollari, che a molti “sembra un allentamento quantitativo” (QE), secondo l’analista Ed Yardeni della Yardeni Research.

Nell’ultima riunione di dicembre, la banca centrale ha deciso all’unanimità di lasciare invariati i tassi tra l’1,5 e l’1,75% e ha previsto di mantenerli nel 2020, rilevando che l’economia sta crescendo moderatamente grazie ai consumi, ma gli investimenti delle imprese e le esportazioni mostrano una “debolezza”. In quello che sembra essere uno dei migliori esercizi per Wall Street dal 2013, gli analisti dicono, tuttavia, che gli investitori hanno ritirato 135,5 miliardi di dollari di fondi concentrati sui titoli USA, a causa della guerra commerciale e dei timori di una possibile recessione. Ma, d’altra parte, gli economisti delle principali banche statunitensi si aspettano che l’espansione economica continui, anche se a un ritmo più moderato, nel 2020, segnato dalle elezioni presidenziali, in cui Donald Trump chiederà la rielezione.