SI COMPLICA IL SALVATAGGIO DI CARIGE

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Per l’istituto ligure sono le ultime ore prima di conoscere il proprio destino e capire se si riuscirà o meno ad evitare l’ipotesi di un intervento pubblico in suo soccorso. Le notizie che arrivano non sono però incoraggianti: sembra che “l’intervento di sistema” che si era in un primo momento prospettato sia sfumato definitivamente: il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha rimandato al mittente la proposta di Cassa Centrale Banca, considerandola irricevibile.
Fitd ha infatti respinto la proposta di Cassa Centrale Banca definita “ irricevibile”. Tra le condizioni poste da CCB c’è infatti la richiesta di uno sconto del 90% sull’opzione call per rilevare le quote del Fitd, inoltre la finestra per esercitare l’opzione sarebbe particolarmente lunga, quattro anni. Immaginabile che il Fondo aspiri invece ad uscire da Carige il prima possibile, dal momento che la sua permanenza all’interno lo coinvolgerebbe negli eventuali futuri fabbisogni di capitale. Del resto l’operazione, oltre alla contrarietà delle banche italiane, vedeva dubbiosi anche soci storici come i Malacalza .
Ricordiamo che a Carige serve un rafforzamento patrimoniale da 900 milioni di euro (700 di aumento e 200 di prestito subordinato) ed il tempo ormai è quasi scaduto visto che la Bce ha fissato la scadenza per definire le tessere del salvataggio al 25 luglio prossimo. Certo si può anche ipotizzare un pò di flessibilità, ma certo non si potrà attendere all’infinito.
Nel frattempo Il Governo non sembra intenzionato a mettere mano al portafoglio. E se non si troverà altra soluzione la “risoluzione” appare essere l’extrema ratio, seguendo la direttiva del bail in, che porta alla separazione in due di una banca dividendo la bad bank dalla good bank. Come ben sappiamo le regole prevedono che le perdite della bad bank vadano in capo ad azionisti, obbligazionisti e, in caso di perdite eccedenti l’8% del totale attivo, ai depositanti oltre i 100.000 euro.
E qui i pareri sono differenti: c’è chi evoca il dramma della risoluzione delle 4 banche del novembre 2015, ricordando le conseguenze devastanti per i risparmiatori in primis e poi per gli istituti stessi e chi invece ritiene che le conseguenze per Carige, in caso di risoluzione, non sarebbero così devastanti.
Ad onor del vero, occorre riflettere sul fatto che in caso di applicazione della direttiva, gli azionisti in effetti verrebbero purtroppo azzerati, mentre gli unici obbligazionisti coinvolti, nel caso dell’istituto ligure sarebbero le banche (l’unico subordinato in circolazione infatti è quello del Fitd, il Fondo interbancario di tutela dei depositi), mentre di depositanti sopra i 100.000 euro pare non ve ne siano più. La good bank potrebbe poi essere ceduta per pochi euro dall’autorità di risoluzione a Cassa Centrale Banca o ad altri istituti.
Quindi il famoso “piano b” non comporterebbe perdite per nessun piccolo risparmiatore, e si darebbe un segnale importante che l’era dei salvataggi pilotati è finita.