Si torna al bipolarismo, ma non sarà più quello di una volta

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Il verdetto delle elezioni comunali non poteva essere più chiaro: la competizione è stata tra coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Un’avanzata leghista c’è stata, ma niente a che vedere con un’ondata travolgente. Sindaci Pd o sostenuti dal Pd sono stati eletti nella maggioranza delle città in cui si è votato. Niente male per un partito dato per morto solo pochi mesi fa e in un paese che Salvini descrive come fosse suo. Del resto perfino nel proporzionale puro delle europee è risultato evidente il declino del terzo polo M5s.
Centrodestra contro centrosinistra, dunque. Come ai vecchi tempi? No, quasi tutto è cambiato.
Per noi, che dobbiamo promuovere una coalizione competitiva senza che ciò sia reso inevitabile da un sistema maggioritario che non c’è più e senza che sia facilitato dall’esistenza di forze e culture politiche che aspettano di essere coalizzate. Il Pd non è autosufficiente, ma la coalizione nazionale che lo affiancherà non è già pronta.
Ma tutto è cambiato anche per il centrodestra. La prevalenza del nazionalismo estremista di Salvini che oggi appare un grande vantaggio può tradursi nel giro di pochi mesi in un limite o perfino in un ostacolo per un centrodestra largo e vincente.
La direzione di marcia è comunque chiara: promuovere una coalizione ampia partendo dall’opposizione al governo nazional populista e dalle nostre idee per l’Italia di domani. E intanto rinnovare e rafforzare il Pd, che come mostrano molte città può contendere alla Lega il ruolo di primo partito.