Siamo ancora qua. Un anno fa la #Bekaert, quella che era la Pirelli

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Un anno fa la #Bekaert, quella che era la Pirelli, che grazie ai suoi operai fino a quel momento stava producendo la miglior cordicella metallica del mondo, che tre anni prima era stata ceduta alla multinazionale belga con le massime rassicurazioni di investimenti e sviluppo, annunciava senza alcun preavviso di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno e di licenziare tutti e 318 i lavoratori.

Ricordo bene le telefonate, la prima del segretario Fiom Firenze Daniele Calosi lo sconcerto, poi in auto verso Figline, la rabbia e la dignità dei lavoratori, tra le auto dei dirigenti in fuga a testa bassa, poi il cinismo glaciale con cui i dirigenti della multinazionale ci dicevano sprezzanti che non avrebbero sentito ragioni, che sarebbero andati dritti come treni: “perché in Italia si può fare” ripetevano.

Per la prima volta nel nostro territorio si manifestavano così pesantemente gli effetti del peggior capitalismo predatorio, di un sistema che permette di mettere gli operai rumeni, bulgari o brasiliani contro quelli italiani; mentre chi ha di più accumula sempre di più, perché c’è sempre chi costa di meno, chi ha meno diritti e un salario più basso.

Queste cose vanno impedite con leggi nazionali ed europee, con penali per chi delocalizza, tutele del lavoro e salari minimi a livello europeo e un sistema fiscale comunitario che metta fine ai paradisi fiscali e all’elusione delle tasse.

Nel frattempo nessun risultato è arrivato rispetto alla cessione e alla reindustrializzazione del sito industriale di Figline. La cassa integrazione per cessazione dell’attività, tolta dal Jobs Act e giustamente reintrodotta dal Governo su proposta dei sindacati e grazie alla battaglia dei lavoratori Bakaert, arriva fino a dicembre.
Il tempo non è molto e l’unico fatto concreto è quello prodotto coraggiosamente da un comitato di lavoratori che ha promosso la costituzione di una cooperativa per riprendere l’attività.

Credo che l’obiettivo di tutti debba essere la reindustrializzazione e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Chiediamo su questo al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico il massimo impegno, così come è stato più volte dichiarato.

Dopo 365 giorni i lavoratori Bekaert continuano a lottare per continuare a lavorare nella loro fabbrica, che ha fatto la storia del Valdarno fiorentino e non solo. Una lotta che ha coinvolto le istituzioni, le forze sociali e soprattutto una comunità intera.

Come sempre in questi casi è una battaglia che non riguarda solo loro, ma tutti noi. Per questo, a un anno di distanza da quel drammatico giorno, prima di tutto li ringrazio e gli rinnovo la mia vicinanza e il mio impegno.