Siamo chiamati a interrompere la strage silenziosa dei lavoratori

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Un dramma spesso condannato all’invisibilità. Queste vite spezzate devono invece fare rumore nelle nostre coscienze e produrre effetti immediati nell’azione politica. L’ho detto chiaramente nel discorso di fiducia alle Camere: questo Governo deve realizzare un grande piano di prevenzione per garantire più sicurezza sui posti di lavoro, in grado di superare le logiche emergenziali. Se, come recita la Costituzione, il lavoro è fondamento della Repubblica ed è sinonimo di dignità, non possiamo più tollerare che per molti italiani, invece, significhi morte.

Da cittadino oggi, Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, non mi aspetterei dalla Politica altri proclami e convenevoli, ma interventi energici, strutturali, il più possibile risolutivi. Per questo fra i primi atti del Governo c’è stato l’avvio di un tavolo di confronto tra Ministero del Lavoro, Ministero della Salute e Parti sociali, il cui ruolo è fondamentale.

Sono diverse le priorità, come ha indicato il Ministro Catalfo. C’è la necessità di incrociare le banche dati sulla sicurezza, di privilegiare le aziende virtuose, di rafforzare i controlli e la parte ispettiva, di supportare i lavoratori che hanno subito infortuni e che devono reinserirsi nel contesto lavorativo e sociale, di diffondere la cultura della sicurezza.

Perché, oltre a leggi sempre più incisive e controlli più efficaci, è necessaria una piena presa di coscienza da parte di tutti gli attori e lo sviluppo di un maggiore senso civico. Solo così, tutti insieme, possiamo contrastare questa piaga.

Vogliamo mettere in campo nel più breve tempo possibile interventi per incidere profondamente in questo ambito. Il grado di civiltà di un Paese si misura principalmente su questi temi: tuteliamo le lavoratrici e i lavoratori che ogni giorno concorrono all’obiettivo comune di far crescere il nostro Paese.