Smart city? Imparare da Helsinki!

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Il trend globale che viaggia all’insegna della costruzione della smart city imperversa già da qualche tempo. Il processo è planetario, ma si declina in forme e modalità differenti area per area. Sono comunque ipotizzabili, sebbene nella pluralità delle esperienze, due modelli distinti. Il primo, quello attualmente dominante, punta a strutturare megalopoli intelligenti di proporzioni gigantesche attraverso una massiccia dose di digitalizzazione dei servizi e delle reti, forte dei fenomeni biblici migratori che si stanno riversando nelle città del mondo, rendendole sempre più grandi e progressivamente ingovernabili, nonché non ecosostenibili. Il secondo, ancora minoritario e poco praticato, enfatizza invece il carattere reticolare e territoriale della dimensione smart da costruire. In altre parole, segna il passaggio dalla smart city alla smart land per approdare alla smart region, evitando le concentrazioni urbane ipertrofiche. Un valido esempio per tutti: il caso di Helsinki, di cui dà conto Chiara Bellucci su “Il caffè geopolitico”. Non a caso scrive: “La Smart City non deve essere soltanto un’isola che racchiude innovazione e conoscenze, ma piuttosto diventare parte di un ecosistema e di un network connesso di città capaci di scambiarsi tra loro finanziamenti, capitale umano e competenze, creando anche spillover positivi per il territorio regionale di cui fanno parte”.

Un concetto chiave che ha ispirato Il Consiglio regionale che governa il territorio di Helsinki-Uusimaa, di cui la capitale fa parte, il quale ha avviato dal 2014 il piano Smart Specialization, frutto di una strategia che mira alla creazione di una Smart Region in cui venga favorito lo sviluppo innovativo della comunità secondo alcune direttrici principali che spaziano dai servizi al cittadino, come le tecnologie green, la salute e i servizi digitali, fino al rafforzamento e all’affermazione del vantaggio competitivo d’industrie e settori specifici operanti sul territorio. In particolare il progetto Spearhead Industries punta a innescare un processo di rapida crescita per le imprese più forti nella regione Helsinki-Uusimaa, cioè quelle legate all’innovazione, alla digitalizzazione e alla sicurezza. Da non trascurare, inoltre, che il piano s’inserisce nel più ampio progetto Europe 2020, grazie al quale la regione può utilizzare fondi strutturali comunitari per il finanziamento dei progetti e la creazione di test-pilota volti a sperimentare servizi innovativi per i cittadini.

Il termine del progetto è previsto per il 2020, ma è molto probabile un rinnovamento dei fondi al fine di consolidare quanto fatto finora e garantire continuità agli investimenti a supporto della crescita del territorio. L’adozione di tale policy d’innovazione è di fondamentale importanza per la Finlandia in quanto mira a rilanciare la competitività del Paese, facendo crescere allo stesso ritmo le diverse regioni dello Stato, rappresentate dalle 6 diverse città coinvolte nel piano: Helsinki, Espoo, Tampere, Vantaa, Oulu e Turku. I punti cardine dell’operazione si fondano sulla creazione di piattaforme digitali che favoriscano attività di Open Innovation tra le diverse industrie del territorio, la realizzazione d’interfacce in grado di rendere accessibili e trasparenti i dati delle pubbliche amministrazioni, per fornire know-how e informazioni al mondo del business, nonché favorire la partecipazione dei cittadini alla creazione di servizi a loro stessi destinati. E si cominciano a vedere i risultati tangibili di questa impostazione, sanciti persino dalla classifica Cities in Motion della IESE Business School. La capitale finlandese raggiunge il primo posto a livello globale per coesione sociale e ottiene un ottimo punteggio anche in termini di governance della pubblica amministrazione e di sviluppo del capitale umano. Grazie ai grandi sforzi rivolti verso tali ambiti, la città ha scalato ben 9 posizioni nell’arco di due anni, diventando un polo fortemente attrattivo nel contesto nord-europeo. Il merito del successo va indubbiamente attribuito alle politiche promosse dalla Ue, attuate a cascata in ambito nazionale e regionale, a dispetto delle incertezze e delle minacce che aleggiano nello scenario internazionale, sia a livello economico che geopolitico.                                                               fonte http://www.gdc.ancitel.it