La cultura “dello scarto” di Toti

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Solo i veri professionisti riescono a coniugare la peggiore delle cazzate nel momento meno opportuno.
Il giorno di Ognissanti, che precede poi la più mesta delle festività del giorno dopo, il lungimirante Toti ha scritto: “…22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. Ed ha concluso come solo i più bravi ci riescono: “Il senso di questo tweet, che appartiene a un ragionamento più ampio, è stato frainteso”, con l’immancabile frase che li contraddistingue tutti i professionisti : “La frase non mi rappresenta”.

Mi sono venute in mente due pensieri.

1) Nella politica dello sterminio degli ebrei e dei non-ebrei, i bambini ed i vecchi erano i primi ad essere sterminati. Il motivo era semplice: solo bocche da sfamare di “numeri” che non possono produrre. Tutti coloro che non servivano alla produzione interna di un campo di sterminio dovevano essere eliminati ma, per massimizzare il profitto, alcuni di essi potevano servire per la causa nazista. Il dottor Joseph Mengele, per esempio, effettuava crudeli esperimenti di eugenetica sui bambini. Allora potevano passare sotto un altro reparto.

2) Ma che razza di società immagina quest’uomo che considera gli anziani “non indispensabili allo sforzo produttivo”?
Questa cultura che antepone un profitto economico sopra ogni altra realtà giunge sempre alla conclusione che gli anziani siano un peso per la società. Essi, poveretti, non possono sapere che invece sono la memoria storica di quella società e delle famiglie e che tramandano tutta la conoscenza alle generazioni future.

Certo, se hai qualcosa da tramandare.

Poi ci sono i professionisti delle cazzate, quelli che se lasciano qualcosa alle generazioni future è meglio andare a prendere cornetti rossi, amuleti e fare scongiuri perché sicuramente ti lasciano debiti e iatture. (Stefano Rossi)