“Sono cresciuto in una casa mobile appoggiata su un camion, con quattro fratelli e mia madre che si è fatta in quattro per mandare avanti la famiglia dopo che mio padre è scappato via, quando ancora io e i miei fratelli avevamo la bocca sporca di latte.
Sono originario della Guadalupa, un paradiso naturale la cui prima cosa che vedi, quando ti svegli la mattina, è lo splendido mare caraibico delle Piccole Antille. Purtroppo questo paradiso lasciava il tempo che trova.
Dovevamo pensare a sopravvivere, il grado di povertà e il tasso di malattie erano altissime.
Sono nato a Point-à-Pitre, il primo gennaio 1972. Sono stato il primo bambino dell’Isola a venire alla luce in quell’anno, i giornali e le televisioni hanno preso d’assalto la nostra casa.
Quando avevo otto anni mia madre Christiane è volata a Parigi per fare la domestica nelle case di un rinomato quartiere con l’intento di mettere da parte il denaro necessario per far emigrare tutta la famiglia.
Dopo un anno sono riuscito ad arrivare in Francia. Ero un bambino gracile, magrissimo, tanto che i miei amici cominciano a chiamarmi “gambe di fiammifero”.
Così ho cominciato a frequentare la chiesa meditando anche l’entrata in seminario. Un giorno però è arrivata la dura scoperta: i preti non possono sposarsi né avere figli. Per me è stato un mezzo shock, quindi ho malinconicamente riposto la tonaca in un cassetto.
Da lì ho deciso di giocare a calcio con l’intento di togliere la mia famiglia dalla povertà.
Grazie a Dio ho vinto tanto e giocato nei migliori club, ma quando nel 2008 mi è stata diagnosticata una patologia al cuore, stessa malformazione che anni prima aveva ucciso mio fratello, ho preso la decisione di lasciare il calcio, per sempre.
Sentivo la necessità di tornare in Guadalupa per dare una mano ai miei conterranei. La mia vita non poteva finire così, mi sentivo in debito con loro e il mio cuore doveva battere ancora per la mia terra”.
Buon compleanno Lilian Thuram, tanti auguri. fonte calcio totale facebook
