Sono esattamente le ore 15.26, proprio come il 22 luglio 2011

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Un frastuono pazzesco scuote Oslo, si tratta di un’autobomba che miete 8 vittime. Il pensiero corre subito ad un attentato terroristico e le forze di polizia entrano in azione nella capitale norvegese trasformatasi dopo poco in teatro di guerra. Ma in realtà l’obiettivo è un altro. Quello di Oslo è un sanguinoso “depistaggio” per consentire l’avvicinamento indisturbato di un’estremista di destra ad Utoya dove 650 giovani del Partito Laburista erano riuniti per un tradizionale appuntamento di formazione. È così che Anders Breivik, vestito da poliziotto, apre il fuoco per oltre un’ora e mezzo sulle ragazze e i ragazzi di Utoya, togliendo la vita a 69 giovani tra i 14 e i 20 anni. Sarà di 77 vittime il bilancio finale di quella terribile giornata di follia neonazista. Quando sentiamo dire che “parlare di antifascismo è anacronistico” dobbiamo avvertire in profondità il dovere morale di opporci con ogni forza. L’antifascismo non è un orpello, ma il nostro modo di intendere e concepire il sentire e il vivere comune, l’orizzonte di libertà entro cui orientare il nostro agire quotidiano, il valore che segna in modo indelebile la nostra terra. E su questo, anche in onore di quei ragazzi, non è e non sarà mai possibile avere incertezze!
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Monia Monni