“Sono i neri come te che ci portano il virus!”

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Una storia che non avremmo mai voluto leggere.
Siamo a Prato, in Toscana. Qui, una ragazza di 19 anni, brasiliana di origine ma con cittadinanza italiana, è stata costretta a scendere dal treno per il solo colore della sua pelle.
Erano le 7.10 e lei si stava recando a scuola, come ogni mattina. Uno starnuto, un altro, poi la pubblica umiliazione da parte di un’altra passeggera: “Se hai la tosse non devi prendere il treno! Sono i neri come te che ci portano il virus!”.
Nessuno è intervenuto per difenderla. Nessuno è intervenuto per difendere il suo sacrosanto diritto a stare su quel treno e per proteggerla da quelle frasi razziste.
Anzi, un addetto di Trenitalia (o presunto tale), dopo aver controllato il suo biglietto (di cui era regolarmente in possesso), le avrebbe persino imposto di scendere alla prima fermata possibile, a Sesto Fiorentino. Assecondando, cioè, il razzismo di quella passeggera.
E lì, lì a Sesto Fiorentino, la ragazza è scesa, in lacrime, nell’indifferenza generale.
Tutto questo è inaccettabile e pretendiamo che Trenitalia faccia chiarezza su quanto accaduto: è quell’addetto che deve essere eventualmente allontanato, non una studentessa che aveva il pieno diritto di essere lì.
Perché è il razzismo a non meritare alcun posto, nei treni come nella società.