Sostegni mignon. Draghi fa già rimpiangere Conte

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L’ultimo comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate di gennaio sui contributi a fondo perduto informava che erano partiti i bonifici automatici per i ristori del Decreto Natale, più di 628 milioni di euro destinati ad arrivare direttamente sul conto corrente dei titolari di partita Iva interessati dalle restrizioni dirette a contenere l’emergenza sanitaria da Covid-19 durante le festività natalizie.

Con questa ultima tranche – si legge – i contributi e i ristori che l’Agenzia ha complessivamente erogato dall’inizio della pandemia superano quota 10 miliardi, accreditati con 3,3 milioni di bonifici sui conti correnti dei beneficiari in automatico o sulla base di specifiche domande a seguito dell’approvazione dei decreti “Rilancio”, “Agosto”, “Ristori da uno a quater” e “Natale”.

Facendo un calcolo alla buona, se si divide la somma di dieci miliardi per tre miliardi di partite Iva risulta che in media il ristoro elargito nel 2020 dal governo Conte sia stato circa di 3.000 euro. Un risultato più lusinghiero di quello elaborato dalla Cgia di Mestre. Che ha messo insieme vari dati per calcolare che ogni cittadino italiano ha ricevuto 1.979 euro dallo Stato per fronteggiare gli effetti negativi della pandemia contro una media dei paesi in area euro di 2.518 euro pro capite.

Ma la Cgia ha messo tutto dentro: bonus economici, cassa integrazione, assunzioni/investimenti nella sanità, sospensione e taglio delle tasse, ristori, sussidi, contributi a fondo perduto. E non ha considerato i 32 miliardi di extra deficit autorizzati dal Parlamento a gennaio (leggi l’articolo). Secondo le ultime ipotesi, il governo Draghi, alla prova del suo primo provvedimento economico, dovrebbe destinare alla voce dei contributi a fondo perduto 12 miliardi di euro di sostegni per aiutare circa 2,8 milioni tra imprese e professionisti.

I nuovi indennizzi dovrebbero venir corrisposti non più in base ai codici Ateco ma in base al calo del fatturato (di almeno il 33%), con un calcolo della media mensile moltiplicata per due. I benefici dovrebbero allargarsi a imprese che arrivano sino a 10 milioni di euro di fatturato. Ma i parametri ipotizzati per ristorare le attività produttive non convincono affatto Leu. Secondo Stefano Fassina è “preoccupante l’insistenza del governo a legare i trasferimenti a fondo perduto per lavoratori autonomi, professionisti e imprese al minor fatturato del 2020 rispetto al 2019 e limitarli a un importo massimo del 5% del calo registrato nello scorso anno.

Così si lasciano morire centinaia di migliaia di attività produttive. Non va bene l’importo, drammaticamente insufficiente, e non va il criterio, radicalmente ingiusto”. Per il deputato di Leu il ristoro o sostegno deve essere calcolato in riferimento alle perdite effettivamente subite nel 2020, non al fatturato. “Il governo – dice – raccolga l’orientamento del Parlamento e corregga impostazione: versi, in relazione alle perdite effettive, una prima rata di sostegno alle attività produttive ora con il Dl in arrivo e preveda la seconda rata con il decreto da approvare dopo lo scostamento di aprile”.                              gaetano pedulla’