Speranza: “Chiudere tutto è stata scelta giusta, ha salvato il Paese”

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“Penso che chiudere tutto sia stata una scelta giustissima che ha salvato il Paese dall’onda più alta e risparmiato tante vite. La strategia del lockdown totale ci ha consentito di fermare il virus prima che invadesse il Sud. I dati di sieroprevalenza lo dimostrano”. In un colloquio con il Corriere della Sera, il ministro della Salute Roberto Speranza rivendica le scelte fatte dal governo e invita a prepararsi ad un “autunno di resistenza””, perché il virus non è scomparso, e sollecita i ragazzi alla cautela e al rispetto delle regole base, perché tutte le scuole dovranno riaprire il 14 settembre, e i sacrifici loro richiesti hanno questo obiettivo. “Se teniamo duro sulle misure possiamo evitare nuove chiusure. Ma dobbiamo calibrare ogni mossa con grande prudenza” precisa. Poi aggiunge che finché l’emergenza non sarà finita non inseguirà nessuno sulle polemiche. “Finché questa emergenza non sarà finita non inseguirò nessuno sulle polemiche. Salvini? Credo che la gente abbia capito fino in fondo come sono andate le cose. Si diceva che non potessimo fare come in Cina e invece il sistema democratico ha retto”. “Un autunno di resistenza” Sarà “un autunno di resistenza, perché il virus non è scomparso e, in attesa di cure più certe e dei vaccini, dobbiamo continuare a gestire il rischio. È chiaro che i mesi autunnali mi preoccupano di più” dice Speranza e conferma che “l’Italia è messa meglio di altri Paesi”. Ma “non essere preoccupati sarebbe da sconsiderati, nulla può essere dato per scontato”. L’allarme nasce dai numeri. La Francia conta quasi 2.500 casi al giorno, la Spagna è intorno ai 2.000, la Germania ha superato stabilmente i mille casi. “Non siamo un’isola spersa nel Mediterraneo, siamo immersi in questo sistema di relazioni”, afferma. “Le scuole devono riaprire il 14 settembre” “Devono riaprire il 14 settembre” sottolinea Speranza, parlando di scuole. “Il 14 settembre devono riaprire tutte, al 100%”, afferma. Per il ministro l’obiettivo “irrinunciabile” è il ritorno sui banchi “e poiché il rischio zero non esiste, dobbiamo essere cauti altrove e scegliere a cosa rinunciare”. Dieci milioni tra ragazzi, insegnanti e genitori che tornano a spostarsi devono far paura? “No, ma è un numero che ci costringe a essere ancora più prudenti su altri aspetti, per accumulare ancora un po’ di vantaggio in vista della riapertura”. Niente campionato di calcio? “Io sono un grande tifoso, anche abbastanza in sofferenza per i destini della mia Roma — ride Speranza —. Ma con tutto il rispetto, tra accompagnare mio figlio allo stadio e portarlo a scuola, preferisco la seconda. Deve fare la quinta elementare e voglio che la faccia in presenza, come tutti gli studenti”. Poi aggiunge: “Capisco il disagio e non voglio apparire un maestrino, ma i sacrifici che chiedo ai ragazzi sul metro di distanza nei treni o sulla movida hanno la scuola come obiettivo di fondo. Non mi parlate di altro. In fondo ai giovani non chiediamo di non uscire di casa, chiediamo solo di indossare le mascherine, lavarsi le mani, stare a distanza ed evitare assembramenti. Una cosa compatibile con il godersi l’estate”.