Speranza: servono risposte, ora un grande patto su sanità e pensioni

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«La battaglia non è ancora vinta». Il Paese riparte, «e deve farlo», ma continua a servire «grande attenzione», predica il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Eppure anche tra gli esperti c’è chi parla di un virus ormai indebolito…

«Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino un mutamento significativo del virus. Il Covid circola ancora, l’ultima settimana a livello mondiale è stata la peggiore. È chiaro che bisogna ripartire, ma con prudenza».

Giorgia Meloni suggerisce di non scaricare la app Immuni: si rischia il Grande fratello di Stato, dice.

«Non ho mai fatto polemica in questi mesi, dico solo che trovo sbagliato fare politica su questioni che hanno a che fare con la sicurezza delle persone. Non c’è nessun Grande fratello».

Il Rapporto Osservasalute ieri ha denunciato le scarse risorse sulla sanità dal 2010 al 18, il calo di personale e di posti letto. Come risponde?

«Quello è il quadro di un passato da archiviare, e già lo stiamo facendo: in cinque mesi abbiamo messo nel Servizio sanitario nazionale più risorse degli ultimi cinque anni».

Avendo bisogno di investimenti, non sarebbero un’occasione ghiotta i 37 miliardi possibili del Mes?

«Il ministro della Salute si batte sempre e comunque per avere più risorse. Conte ha annunciato che sul Mes deciderà il Parlamento, è giusto che sia quello il luogo della decisione».

Nel frattempo lei sta facendo moral suasion sui Cinque stelle per convincerli?

«Da parte loro c’è la consapevolezza che bisogna ricominciare a puntare sulla difesa del Servizio sanitario nazionale. È una convinzione che vedo nel governo e oltre».

Conta di convincerli?

«Sono già convinti che serva una stagione di investimenti senza precedenti».

Quando dice di vedere una convinzione comune «oltre» il governo, pensa all’opposizione?

«Sulla salute il Paese va unito, non diviso. Penso a tutto il Parlamento, ma non solo: serve un grande patto-Paese per nuovi investimenti e una riforma del Servizio sanitario anche con gli ordini professionali, i lavoratori, le imprese, con chi si occupa di sanità».

È sicuro che sia il momento giusto? La vostra maggioranza sembra sempre più friabile, avete perso una senatrice due giorni fa, a Palazzo Madama vi reggete solo su 6 voti…

«Quello che conta veramente è il rapporto col Paese».

Capisco, ma senza numeri in Parlamento il governo cade.

«Non c’è dubbio, ma la nostra è un’agenda importante. Ci sono tutte le risorse per andare avanti con questa stagione di governo. La sfida è alta: consiglio meno giochi di Palazzo e più risposte al Paese».

Sulle linee guida della scuola si è aperta una polemica, l’avete sottovalutata finora?

«No, la scuola è la vera priorità del governo. Siamo al lavoro sulle linee guida insieme alle regioni e alle parti sociali. A settembre tutte le scuole devono riaprire, ma nella massima sicurezza».

Dagli Stati generali il premier è uscito annunciando il taglio dell’Iva. Ma voi e il Pd siete sembrati tiepidi. Lei è d’accordo?

«Il taglio dell’Iva è una delle ipotesi emerse nel confronto con i soggetti sociali. Io penso che la priorità sia far ripartire la domanda, dobbiamo valutare gli strumenti migliori per farlo».

Un taglio del cuneo fiscale?

«Ci abbiamo messo 3 miliardi per quest’anno e 5 per il prossimo, è un intervento consistente. Dobbiamo insistere».

Prima della pandemia si parlava di riforma delle pensioni, esiste ancora nel vostro orizzonte?

«Se n’è parlato durante gli Stati generali. Io credo che la priorità in quel campo sia trovare uno strumento per tutelare il futuro pensionistico di chi vive in una condizione di fragilità lavorativa».

Meglio aiutare i giovani che pensare a Quota 41, mi sembra di capire.

«Senza ingaggiare una guerra tra generazioni».

E questo il momento?

«Io penso di sì».

La Corte dei Conti ricorda che col Reddito di cittadinanza solo il 2% ha trovato lavoro. È una misura costosa, bisogna ripensarla?

«Su tutti i provvedimenti è giusto fare una valutazione per capire cosa hanno prodotto. Io penso che un aiuto a chi è in difficoltà sia comunque giusto. Se non aiuta a trovare lavoro, c’è un problema su cui dobbiamo intervenire».

Ammesso che riusciate a convincere i Cinque stelle. Pensa che il rapporto con loro sia il futuro del centrosinistra?

«Dobbiamo smetterla di considerare questa esperienza solo come la risposta a un’emergenza, alla richiesta di qualcuno di pieni poteri. Per me è un progetto strategico per la costruzione di un nuovo campo democratico».

Anche se fosse Di Battista a guidarli, non proprio felice della vostra alleanza?

«Io vedo le persone con cui lavoro tutti i giorni, e c’è un terreno su cui provare a stare insieme».

Non vi ha messo in difficoltà Grillo entrando a gamba tesa sulla rete unica?

«Grillo è un punto di riferimento del Movimento ed esprime liberamente le sue opinioni, rispondendo di quel che dice».

Perché col M55 non riuscite a trovare gli accordi sulle Regionali?

«Per me è sbagliato che si governi insieme a Roma e poi si vada ognuno per i fatti propri nelle regioni. E un elemento di contraddizione che non può reggere a lungo».