Spese pazze e nessuna trasparenza. I misteri dei contratti di Arcuri

0
107

Domenico Arcuri più ancora di Giuseppe Conte gode di quei pieni poteri che in Italia non ha mai avuto nessuno, nemmeno chi guidò la protezione civile all’epoca in cui contava qualcosa.

A controllare quel che fa c’è ovviamente l’opinione pubblica, come è accaduto con il clamoroso flop della fornitura dei banchi scolastici che doveva essere ultimata prima dell’inizio dell’anno scolastico, che poi è stata rimandata a metà ottobre e che ad oggi non è ancora ultimata (a Roma ci sono prestigiosi licei che ancora attendono). È sul come esercita quei poteri che invece non c’è alcun controllo. Se dei contratti che ha stipulato la sua struttura commissariale provano a chiedere qualcosa a lui durante le conferenze stampa, non risponde e minaccia querele per la sola domanda. Se inchieste giudiziarie lambiscono come sta accadendo proprio le sue forniture, fa spallucce e non ritiene di dovere fornire alcuna spiegazione. Se con procedura prevista dalla legge si chiede un accesso ai contratti firmati, la risposta è sempre no, perché su ognuno di quei testi calano le nebbie per «ragioni di sicurezza nazionale». Sarebbe accettabile se tutto quel che fa Arcuri si basasse su fondi propri o fondi privati che di lui si sono fidati (altrimenti non li avrebbero versati). Ma nelle sue mani girano miliardi di risorse pubbliche, e non è più accettabile tanta opacità nel loro impiego. L’unica operazione trasparenza è quella contenuta in un sito Internet dove vengono elencati con la data di firma, il nome del fornitore, il numero di pezzi acquistati e il relativo prezzo i contratti della struttura commissariale sulla sanità.