STEFANO FASSINA ,IL TAV E LA DEMOCRAZIA

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Sono contrario al Tav. Ho maturato negli anni una contrarietà di merito, non ideologica. Ciascuna cosidetta ‘grande opera’ va valutata in tutte le sue implicazioni: sull’ambiente, sulla mobilità, sul piano sociale, oltre che economico. Una valutazione che non può essere soltanto tecnica, ma inevitabilmente anche ‘politica’, perché sono infinite le scelte arbitrarie da fare per quantificare in termini economici variabili extra-economiche e così comporre un mosaico complesso. Il Tav, per la mia valutazione, è insensato. Ma non mi aggrego agli attacchi No Tav al M5S.
Il M5S è dovuto capitolare. Per una ragione semplice: la democrazia. In Piemonte, in provincia di Torino, nelle elezioni regionali di Maggio scorso, dopo mesi e mesi di battaglie mediatiche e di piazza sul Tav, circa l’80% dei voti è andato a partiti esplicitamente Si-Tav. Financhè nelle contestuali elezioni amministrative nei Comuni direttamente interessati dal percorso Tav, hanno prevalso schieramenti pro-Tav, anche a Chiomonte, dove pur era candidato sindaco Sandro Plano, leader storico del movimento No-Tav. Il popolo quando si esprime va ascoltato. Sempre. Anche quando non condividiamo il messaggio. Altrimenti, legittimeremmo le derive post-democratiche, tecnocratiche, ossia di negazione della democrazia. Allora, il problema non è l’inevitabile capitolazione del M5S. Il problema è che non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei piemontesi e dei torinesi e neanche la maggioranza dei cittadini dei territori direttamente coinvolti. Riflettiamo su questo.