Storia delle epidemie

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Storia delle epidemie
di dr. Stefan Cunha Ujvari
Premessa dell’infettivologo Eugenio Paci
Prefazione Moacyr Scliar

352 pagine illustrate, 20 euro
In uscita il 2 Aprile 2020. Odoya edizioni

Il termine epidemia fu coniato da Ippocrate (460-375 a.C.): gli epidemos erano i cittadini che sostavano solo per qualche tempo in città, quelli che invece restavano per tutta la vita erano gli endemos. Le epidemie, insegna la storia, sono cose passeggere. Ma cosa si può imparare dal passato? Essendo il corpo umano l’organismo ospite, la vittoria sull’espandersi di una malattia infettiva sta proprio nelle dinamiche sociali più o meno virtuose che gli umani instaurano tra di loro. L’epidemia è un fenomeno politico. Le più importanti scoperte scientifiche sono state ottenute dalla collaborazione e dall’osservazione e questo volume, scritto dall’importante infettivologo Ujvari e che si avvale della bellissima prefazione dell’infettivologo italiano Eugenio Paci, ci insegna come quando e perché.
In tempi passati la medicina versava in uno stato di totale svantaggio rispetto alla malattia e le epidemie avevano un impatto devastante sulle comunità. In seguito questo rapporto si è equilibrato: nei secoli la scienza ha creato delle vere e proprie armi atomiche conto le malattie dell’antichità (gli antibiotici e i vaccini) tanto che negli anni Ottanta si arrivò a pensare che le malattie infettive fossero ormai parte del passato.
La doccia gelata arrivò dalla sindrome di immunodeficienza delle scimmie trasmessa all’uomo (Aids) e poi da Ebola: queste malattie hanno confermato quello che l’epidemia in corso ci insegna molte battaglie sono state vinte dalla ricerca medica, ma la guerra non è finita.
Questo prezioso volume ripercorre le dinamiche delle epidemie che cambiarono il corso della storia favorendo una parte piuttosto che l’altra in una guerra o creando le condizioni per un utilizzo politico della malattia e della medicina. A partire dalla peste di Serse (metà del V secolo) a.C., passando per la peste di Giustiniano che colpì Bisanzio nel 542, ma anche la lebbra, originaria dell’India e della Cina e “sparsa” dai crociati (XI secolo), i cui malati venivano trattati come untori e utilizzati per i fini politici dei clericali.
La peste bubbonica 1347 fu l’epitome tra le epidemie: decimò intere città e ribaltò le sorti dei conflitti. La responsabilità fu attribuita agli ebrei che per ironia della sorte si lavavano le mani per precetto religioso e quindi subirono più che infliggere il contagio. Fu proprio in Cina che nacque il primo rudimentale vaccino: le croste del vaiolo venivano polverizzate e fatte inalare ai bambini che diventavano così immuni. Il termine “vaccino” ha a che fare con le mucche più che con gli asiatici: nel 1765, il medico della Royal Society (Londra) dr. Fewster scoprì che le donne addette alla mungitura che prendevano l’innocuo vaiolo vaccino non si ammalavano del vaiolo vero e proprio. E poi i batteri mutanti, il morbo della mucca pazza, l’encefalite di New York (1999) e via fino a Ebola e oltre con un doveroso focus sulla guerra batteriologica.
Un libro che con taglio divulgativo riesce a mettere in luce il passato per meglio capire il futuro.

Stefan Cunha Ujvari conosciuto nel mondo medico internazionale per le sue ricerche di argomento epidemiologico e sulle malattie infettive, esercita la professione in diverse strutture pubbliche e private in Brasile e Stati Uniti. Docente presso l’Università di São Paulo in Brasile, ha al suo attivo decine di pubblicazioni scientifiche e due manuali sulle malattie infettive tradotti in varie lingue.