Stress test di Gianfranco Torriero (Vice Direttore Generale ABI)

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Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Lo stress test consiste in un’indagine condotta dall’autorità bancaria di vigilanza volta a valutare la capacità degli intermediari bancari oggetto di osservazione di fronteggiare un ipotetico scenario economico-finanziario particolarmente negativo e stimare il correlato grado di rischio sistemico, cioè il rischio per la stabilità del mercato finanziario complessivo.

Gli stress test sono stati introdotti per la prima volta negli Stati Uniti dalla Federal Reserve dopo la crisi finanziaria del 2008.

In Europa, gli stress test sono coordinati dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) che li sviluppa in stretto coordinamento con la vigilanza bancaria della Banca Centrale Europea (BCE) e le autorità di vigilanza dei singoli Paesi membri oltre che con l’ausilio del Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (CERS). Lo svolgimento degli stress test prevede l’elaborazione di due scenari economici: uno basato sulle previsioni di consenso (lo scenario base) e uno ipotetico (lo scenario avverso, elaborato da BCE e CERS), che assume un’evoluzione particolarmente avversa del contesto economico e finanziario. L’esercizio condotto dall’EBA si basa su un approccio che prende in esame anche i dati analitici gestionali delle singole banche e sfrutta i sistemi gestionali delle banche stesse per le simulazioni.

Il test guarda al rischio di credito, di mercato e di liquidità e pone particolare attenzione all’evoluzione del grado di patrimonializzazione delle banche. In estrema sintesi, l’esercizio simula l’evoluzione su un arco temporale pluriennale (tendenzialmente triennale) del bilancio delle banche soggette al test nello scenario base e nello scenario avverso e ne misura l’impatto sul patrimonio di maggiore qualità, ovvero sul “Common Tier Equity 1 ratio” (pari al rapporto tra patrimonio di base e le attività ponderate per il rischio). L’esercizio è condotto ipotizzando la staticità dei volumi e del mix di attività. Non vengono dunque considerate strategie aziendali e iniziative gestionali future. Ne consegue che gli scenari oggetto di analisi e i risultati del test non rappresentano delle previsioni sulla reddittività e solidità delle banche ma piuttosto un esercizio che fornisce una base informativa utile a valutare la capacità delle banche di rispettare i requisiti prudenziali minimi di capitale, a fronte di scenari di stress basati su metodologia e ipotesi comuni tra le banche.

I risultati del test vengono utilizzati dall’organo di vigilanza bancaria nell’ambito del processo di revisione e valutazione delle banche vigilate (Supervisory Review and Evaluation Process), ad esito del quale possono essere chiesti interventi correttivi per le banche che dovessero presentare profili di vulnerabilità.